Napoli, la vittima si autoaccusa dell’agguato: “Mi sono sparato da solo”

"Sono stato io, ho preso la pistola e mi sono ferito con due colpi di pistola al petto": queste le parole rivolte da Mazio al fratello

sparatoria forcellaSviluppi nelle indagini sul ferimento, avvenuto nella mattinata di ieri alle “Case nuove” di Napoli, del 20enne Vincenzo junior Mazio, attualmente ricoverato in gravi condizioni al Loreto Mare. “Sono stato io, ho preso la pistola e mi sono ferito con due colpi di pistola al petto” : queste le parole rivolte da Mazio al fratello dopo il ferimento che avrebbe poi riferito tutto alle forze dell’ordine nel corso dell’ interrogatorio. Una versione però che non convincerebbe gli inquirenti: gli investigatori inquadrerebbero l’agguato nel quale è rimasto gravemente ferito il 20enne in un regolamento di conti per la gestione delle piazze di spaccio nella zona . Le condizioni di Mazio sarebbero ancora critiche.




Racket e spaccio di stupefacenti: queste le principali attività illecite di un sistema ormai sempre più spaccato a Napoli e nell’hinterland. Tanti gli arresti eccellenti effettuati dalle forze dell’ordine negli ultimi tempi scaturiti dalle dichiarazioni di pentiti del calibro dei fratelli Lo Russo di Miano, alias “i Capitoni”, e in particolar modo del boss Carlo Lo Russo. Una famiglia che nella camorra ha ricoperto un ruolo apicale per decenni, in ottimi rapporti con clan del vesuviano, tra cui i Birra di Ercolano, ed estremamente temuta dai sodalizi malavitosi rivali per l’estrema violenza del modus operandi.




In questo marasma starebbero emergendo nel cuore storico di Napoli nuove baby gang composte da giovani poco più che adolescenti e fortemente restii a sottostare a gerarchie criminali già egemoni sul territorio. Ragazzini spietati, tatuati e armati fino ai denti pronti a tutto pur di ritagliarsi spazi in città dove imporre la propria leadership camorristica. Una spina nel fianco per le storiche famiglie di mala: imminenti scarcerazioni di pezzi da 90 del sistema che conta potrebbero portare ad un’epurazione interna nell’universo malavitoso partenopeo, ad una mattanza di inaudita ferocia che serva di monito a quanti, considerati “ sbarbatelli” dai vecchi padrini, pensino di poter sfidare la cupola di quella che una volta era chiamata Nuova Famiglia.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.