Uno studente di 13 anni si è presentato oggi in classe con una pistola scenica nello zaino: è successo in una scuola media dell’ hinterland napoletano. Il ragazzo ha mostrato l’arma finta, priva del tappo rosso, a due compagni di classe: sono intervenute le maestre e la dirigente scolastica ha chiesto l’intervento dei carabinieri i quali hanno sequestrato la pistola. Il ragazzo è stato affidato ai genitori, entrambi incensurati.
Ormai sono sempre più frequenti i casi di alunni segnalati alle autorità per essere stati trovati in possesso di coltelli, tirapugni o armi a salve prive del tappo rosso identificativo posto all’estremità della canna. Un fenomeno che la dice lunga sul disagio di generazioni che, forse prive di positivi riferimenti, finiscono con lasciarsi influenzare da atteggiamenti figli della sub cultura camorristica. Il dato più allarmante è che a cadere in questa trappola psicologica non sono più solo i cosiddetti ragazzi a rischio ma anche quelli provenienti da famiglie agiate, in alcuni casi persino di noti professionisti. Le istituzioni dovrebbero interrogarsi su una questione delicatissima che evidenzia limiti formativi e carenze governative costate a Napoli e alla provincia negli anni un prezzo altissimo.
Interi quartieri, popolatissimi, trasformati in ghetti monocolore, roccaforti di clan scatenati formati da affiliati poco più che adolescenti dal modus operandi oltremodo violento. Abbiamo più volte sottolineato come senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione sia impossibile osteggiare concretamente il crimine organizzato e l’alienazione sociale che ne deriva. Basta osservare i social per comprendere la portata di un fenomeno dalle conseguenze devastanti nel rapporto tra professori e alunni : ragazzini che minacciano di morte gli insegnanti per aver ricevuto una nota o un brutto voto sono ormai vergognosi protagonisti di video presenti ovunque in rete. Non vorremmo trovarci ancora una volta a commentare l’ennesima tragedia annunciata, a riportare vicende indegne di una società civile destinate a distruggere la serenità di interi nuclei familiari.
Alfonso Maria Liguori