Il tutto per fare anche colpo sulle ragazze: ci sono palestre dove maestri di arti marziali ( forse presunti tali) insegnano tecniche particolarmente invasive in poco tempo. La prima regola è picchiare per primi e picchiare duro, magari mirando a rompere il naso dell’altro o a procurargli fratture a mezzo di leve articolari. Ci sono veri e propri incontri clandestini dove si scommettono molti soldi : match organizzati dal sistema. A volte in determinate palestre si fa amicizia con pregiudicati e giovani affiliati di potenti clan partenopei : se si è bravi a colpire e si mostra coraggio si può essere arruolati come esattori nei gruppi malavitosi guadagnando un bel po’”.
Parole che dovrebbero scuotere la coscienza dell’intera società civile , messaggi raccolti non in ghetti fatiscenti ma all’esterno di una struttura scolastica partenopea. Ormai il fenomeno della violenza minorile non conosce distinzione sociale alcuna. Onore agli istruttori qualificati e coscienziosi che insegnano le arti marziali inculcando negli allievi rispetto per il prossimo, spirito di sacrificio e soprattutto autocontrollo. Tanto di cappello a chi del sano agonismo ha fatto ragione di vita spronando i giovani a superare i propri limiti sacrificandosi in allenamenti mirati e professionalmente programmati.
Pugno duro invece contro chi disonora il tatami o il ring rovinando intere generazioni: ci auguriamo che le istituzioni competenti compiano accurati controlli nelle palestre disseminate sul territorio al fine di smascherare scuole di violenza che nulla hanno a che fare con lo sport e la legalità. Le sfiorate tragedie a Napoli e nell’hinterland scaturite da inaudite aggressioni da parte di minorenni contro coetanei non sono mancate nel tempo: occorre rispondere con fermezza assoluta a chi crede di poter imporre senza conseguenze la propria sub cultura camorristica all’interno di comunità che sembrano non trovare pace sul fronte sicurezza, soprattutto tra i giovani.
Alfonso Maria Liguori