«Nulla può durare in eterno…». Fu Matteo della Corte a scoprire uno dei graffiti più belli e poetici ritrovati in trecento anni di scavi nell’antica Pompei. La scritta, incisa sulla parete della Bottega di Successus in via dell’Abbondanza, è il nuovo “scarrafone” di Carlo Avvisati.
‘O professore ogni quindici giorni traduce in napoletano per i followers della pagina Facebook del Parco Archeologico i tituli picti pompeiani. Così «Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis…» diventa «Maie niente camparrà pe’ ssempe: ‘o sole ca ncielo sbrennette, torna a se stutà a mmare, ammanca ‘a luna, ca chiatta e tunnulella fuie, e ‘a tempestata ‘e viento spisso se fa comme ‘o sciatillo doce…». Ma per chi ha difficoltà con la lingua partenopea, c’è anche la versione in italiano: «Nulla può durare in eterno: il sole che già brillò, torna a tuffarsi nell’oceano, decresce la luna che già fu piena, la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza…».