Per lui era diventato un chiodo fisso. Non riusciva a levarsi dalla testa che certe défaillance della sua creatura, Forza Italia, erano a causa del suo impedimento: non potersi candidare. E anche il sorpasso della Lega alle ultime elezioni, quel 17 a 14, lo attribuiva al suo “fuori gioco”. Le elezioni anticipate lo preoccupavano proprio perché non poteva giocare la partita in prima persona. Adesso tutto cambia. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha scritto sul suo fascicolo processuale finalmente – per lui ovviamente – la parola fine, ovvero “riabilitazione”. La condanna subita nel 2013 nell’ambito del processo Mediaset, che aveva fatto scattare l’incandidabilità imposta dalla legge Severino, è ormai solo un ricordo. Restano i possibili “problemi” che vengono dalle brutte storie legate a Ruby Rubacuori, ovvero Karima El Mahroug, ma non solo. Questo però è un altro discorso.
La lista dei guai giudiziari del Cav. non è breve. Ma lui di processi, avvocati, sentenze è un gran conoscitore come scrive Marco Travaglio nel suo ultimo libro: “B. Come basta” – “Fatti e misfatti, disastri e bugie, leggi vergogna e delitti (senza castighi) dell’ometto di Stato che vuole ricomprarsi l’Italia per la quarta volta”. E ci si è messo pure ultimamente Paolo Sorrentino con i film Loro –uno e due- a raccontare le tante vicende di Sua Emittenza, il Caimano, il Miliardario Ridens, il Ragazzo Coccodè, lo Psiconano, la Testa d’asfalto, il Cainano e via proseguendo. A certi attacchi Berlusconi probabilmente fa spallucce e ricorda Oscar Wilde e il suo celebre aforisma: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.
Al di là di tutto il momento per Silvio è interessante, per lo meno in politica. Della “riabilitazione” ne abbiamo già parlato. Con la nascita del governo, a contratto, tra Di Maio e Salvini, Berlusconi ha un interessante campo d’azione davanti a sé. Ha già dichiarato che non voterà la fiducia al governo e che Forza Italia sarà una “sentinella per cittadini”, ovvero svolgerà una vigilanza stretta sull’operato dell’esecutivo nell’interesse di tutti. Insomma, un’opposizione tosta per far pagare al “fanciullo” Di Maio tutto il male che gli ha scaricato addosso. Ma anche per ricordare al suo alleato, Matteo Salvini, leader della coalizione di centro-destra, quanto questi gli debba.
Sapendo bene cosa significhi governare, Berlusconi è convinto, come del resto altri, che una volta a Palazzo Chigi non si possono più sparare i tricche tracche delle promesse sparate in campagna elettorale. Bisogna realizzare per lo meno un po’ di cose che si sono ipotizzate. Ben venga l’abolizione, come predica Salvini, della tanto odiata “legge Fornero”, voluta dal governo Monti per provare a mettere i conti dell’Italia a posto. Ben venga, come auspica Di Maio, la nascita del “reddito di cittadinanza” o la “flat tax” ma bisogna capire bene dove vengono presi i soldi per attuare riforme del genere. Certo, fare debiti è possibile, ma con gli occhi puntati addosso dai media e con l’Europa che tiene sotto osservazione permanente il nostro Paese, non si può scherzare. Bisogna inventarsi qualche cosa che mantenga fede agli impegni assunti, ma che non faccia saltare il banco. “E mica quei due signori sono capaci di operazioni del genere?!”, pensa Berlusconi. Comunque, dichiara, “in Parlamento faremo le pulci al nuovo esecutivo, controlleremo che i principi del centrodestra non vengano traditi, viceversa…”. Anche la sorella-fratello d’Italia Giorgia Meloni storce il naso al governo Carroccio-M5Stelle. È convinta che le posizioni della destra, di cui lei si sente paladina, già annacquate nell’alleanza di centro-destra da FI, si sfarinino come neve al sole. “Ma che si può sperare – pensa – da uno come Di Maio che voleva fare un contratto con i “compagni” di Renzi?”. Anche lei starà a guardare le prime mosse del nuovo governo prima di lanciare le sue bordate.
Un appuntamento importante per tutti i partiti è rappresentato dalle elezioni europee che dovranno tenersi tra il 23 e 26 maggio 2019. In quella occasione si gioca, in particolare, il destino del Pd che proverà a rimontare il disastro delle ultime Politiche. Ma non solo. Anche per il centro-destra l’evento è vitale. E Silvio Berlusconi lo sa bene. Ed è proprio per questo che sta meditando di candidarsi come eurodeputato. L’obiettivo è di rifarsi sul Matteo padano che gli ha “usurpato” la leadership. Ci riuscirà?