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Boscoreale, l’elezione avvelenata

gaetano crifò boscoreale

«Accozzaglia di Polpettari»: va all’attacco, lancia in resta, Gaetano Crifò, consigliere uscente e candidato con la lista di Carmine Sodano sindaco che ha come simbolo quello della «Lega Salvini per la Campania». «La Lega è un partito dell’identità nazionale che valorizza la famiglia e i principi religiosi cristiani, che è presente sul territorio per valorizzare le relative attività, che ci aiuterà a ristabilire l’ordine e a ridurre il carico fiscale» rimarca ancora Crifo, che della costola boschese della «Lega» è il segretario, non risparmiando picconate e feroci accuse a chi, a suo dire, ha avuto un’azione politica «contraddistinta dall’interesse personale e lontana dal benessere collettivo».

Il tutto mentre Mario Trerè, candidato sindaco con la lista Boscoreale Insieme, annuncia che domenica 27 maggio, alle ore 18.30, presso Villa Acanfora, via Cangiani 90, Boscoreale, vedrà chiunque vorrà essere presente «per parlare di Urbanistica e Sanità: com’è e come potrebbe cambiare la città di Boscoreale». Però, invita, per motivi organizzativi a «confermare la vostra presenza, in risposta alla presente email».

Insomma, forse vuole evitare una sorta di ingorgo partecipativo simile a quello che si verificò allorché presentò lista e consiglieri nella locale che si trova accanto al teatro Minerva. Il tutto, mentre davvero, dall’inizio della competizione, quel teatro si è davvero riempito domenica scorsa, durante la presentazione di Pasquale di Lauro e delle tre liste a lui collegate: Città Nuova, Boscoreale Solidale e Boscoreale Unita. Un bagno di pubblico e di sostenitori in cui gli avversari poco credevano e che non solo li ha spiazzati ma li ha anche fatto capire che una campagna elettorale messa giù e portata avanti con le solite promesse, lascia il tempo che trova e che appare necessario portare fatti sostegno di quanto si dice. E non presentarsi, come dice Crifò, alla stregua di «una moltitudine fondata sui personalismi e contraddistinta da coloro che da trent’anni violentano questa terra!».

Alfredo Maiorino

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