Presenziando in giunta, poi, bisogna assumersi la responsabilità amministrativo-contabile delle deliberazioni votate conformemente al mandato ricevuto. A fronte di tali doveri dalla cui violazione derivano precise conseguenze, sta la realtà a cui si assiste che è tutt’altra: amministratori sempre presenti che si riservano le deleghe più sensibili come alla spesa pubblica o altri settori importanti ed assessori sempre ed impavidamente assenti che verosimilmente vivono altrove e/o svolgono funzioni impiegatizie per l’intera giornata percependo allo stesso tempo danaro pubblico per un impegno inesistente (in tempi in cui peraltro non si fa altro che discorrere di Enti virtuosi e spending review?) ”. Incalzante l’intervento della nota toga dell’alto casertano che ha così concluso: “ Quello rivestito dall’assessore è prioritariamente un compito di tutore e vigilante della comunità che in lui ha riposto la sua fiducia; l’assessore che fisicamente non può o non vuole essere vicino alla comunità deve dimettersi per dovere etico, se ha timori o non riesce a prendere posizioni nelle deliberazioni di giunta (perchè teme le conseguenze debite) deve rimettere il mandato.
E se ci trovassimo di fronte all’assessore che tracotentemente non rimette alcunché? Esistono iniziative per superare tale tracotanza, indifferenza e latitanza? Potrebbe, per esempio, nel caso di un comune venire in aiuto il sindaco che ha una precisa responsabilità oggettiva connaturata alla sua carica in forza della quale non può non accorgersi della latitanza dell’assessore e dei soldi pubblici dissipati invano. Quale responsabilità per il primo cittadino che omette di attivarsi dinanzi al palese, amministrativo-contabile o di altra natura?”.
Alfonso Maria Liguori