Non si arresta a Ercolano la desertificazione commerciale che da anni ormai penalizza fortemente diverse zone della città. L’impressione è che ormai la città sia realmente divisa in aree in e out con il sindaco Ciro Buonajuto che continua a pubblicizzare l’alto numero di turisti in visita agli scavi. Tutto giusto : se non fosse però che i flussi turistici interessino solo una parte di Ercolano tagliando completamente fuori attività commerciali e piccole imprese situate lontano dalle rovine. Quello che più sconcerta è che questa triste realtà va avanti ormai da anni vanificando i sacrifici di quanti hanno avuto il coraggio di investire nei luoghi in tempi particolarmente difficili.
Encomiabile l’atteggiamento di imprenditori impegnati nell’associazionismo e sempre pronti ad organizzare pubblici eventi per il rilancio socio –economico del territorio : imprenditori che non possono però sostituirsi alle istituzioni competenti venendo in alcuni casi anche ignorati dall’amministrazione comunale. Finché l’amore per i luoghi non prevarrà su questioni personali e rancori storici legati a presunte lese maestà Ercolano otterrà risultati solo modesti in un iter rinnovativo che deve guardare innanzitutto alle fasce più deboli della comunità. L’aumento negli ultimi tempi di episodi legati alla microcriminalità impone la massima tempestività nel promuovere campagne di prevenzione in città: impensabile affidare alla sola repressione la risoluzione di un problema complesso che affonda le proprie radici nell’inadeguata scolarizzazione, nell’inoccupazione e nella dispersione sociale. Il lavoro: altro scottante tema che da sempre affligge Ercolano costringendo le nuove leve a trasferirsi in località del Nord Italia o all’estero.
Giovani spesso in possesso di laurea e specializzazione che vedono svanire le poche opportunità di occupazione a causa del clientelismo, nascosto ma sempre presente, e del baronato che ancora impera in certi contesti accademici. Della serie : divisa in ricchi e poveri Ercolano fatica a risalire la china inseguendo titoli , come quello di Capitale Italiana della Cultura, che altro effetto non hanno sortito che pubblicizzare qualche esponente politico del momento.
Alfonso Maria Liguori