Piazza Garibaldi e zona orientale di Napoli ostaggio della criminalità

Il punto nevralgico della questione è proprio questo: un mare di gente a Napoli e nell’hinterland vive al di fuori della legge, in un mondo parallelo che prolifica in ghetti di cemento monocolore dove lo Stato fatica ad imporsi

Piazza Garibaldi e zona orientale di Napoli ostaggio della criminalità. Tra potenti clan in continuo contrasto per il controllo del racket e delle piazze di spaccio sul territorio, baby gang e gruppi di extracomunitari irregolari dediti ad attività illecite i cittadini sono esposti continuamente a furti, rapine, truffe e aggressioni. Chi scrive è testimone nell’area in oggetto di un tentativo di rapina e di una mancata truffa nell’arco di 2 settimane. A salvare il narratore la fortuna e un pizzico di esperienza maturato in decenni di convivenza forzata con gentaglia senza scrupoli. Il punto nevralgico della questione è proprio questo: un mare di gente a Napoli e nell’hinterland vive al di fuori della legge, in un mondo parallelo che prolifica in ghetti di cemento monocolore dove lo Stato fatica ad imporsi.

A Napoli ormai, soprattutto in certe zone, si vive nel continuo timore di subire soprusi da parte di chi scende da casa la mattina con il preciso scopo di delinquere per vivere, gentaglia che considera il carcere una seconda casa non avendo veramente nulla da perdere. Questa incoscienza, questa alienazione sociale diventa la vera forza dei camorristi che spesso vengono incredibilmente graziati da una giustizia sommersa da infinite burocrazie e incapace di garantire certezza di pena per chi compromette irreparabilmente la qualità d’esistenza degli onesti contribuenti. Le forze dell’ordine, a cui indiscusso va il nostro plauso, non possono fare miracoli o essere onnipresenti h24 sul territorio. Mancanza di scolarizzazione e inoccupazione hanno foraggiato il crimine organizzato per anni rafforzandolo oltre misura.

D’altro canto basta osservare la baldanza con la quale giovani criminali alla presenza delle telecamere affrontano carabinieri e polizia per comprender il livello di un’emergenza ormai endemica nella capitale del mediterraneo. Figuriamoci quando gli stessi criminali hanno a che fare con cittadini comuni. Della serie: basta con le passerelle politiche, con i comizi di governanti che sfrecciano in città in auto blindate con tanto di scorta promettendo bonifiche socio- produttive che puntualmente restano sulla carta, rispetto per gli onesti partenopei, per la vita umana, per il futuro di intere generazioni.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.