«Quella che presentiamo oggi – ha sottolineato Massimo Osanna, direttore generale del Parco archeologico di Pompei – è una mostra che, benché piccola, è di certo molto significativa perché porta l’accento su un luogo che è stato troppo a lungo dimenticato, ovvero l’Antiquarium stabiano».
Apre dunque, da oggi e sino al 31 gennaio 2019, in due sale dell’Antiquarium pompeiano, “Alla ricerca di Stabia” un percorso di conoscenza della storia dell’antica Stabiae attraverso le testimonianze lasciate dai ritrovamenti dalla necropoli di Madonna delle Grazie, con le sue numerose sepolture, e dal santuario extraurbano scoperto in località Privati e connesso, come rivelano i reperti votivi rinvenuti, al mondo femminile, alla protezione della fertilità e delle nascite.
«Stabiae» ha sottolienato ancora Osanna «famosa per le ville, ha invece avuto una storia lunghissima che comincia già nell’età del ferro con tutta una serie di elementi particolarmente interessanti perché ci racconta di una comunità aperta, dei suoi contatti con il Mediterraneo in un momento in cui la Campania è mondo di grande apertura e di grandi rapporti interetnici. Gli italici hanno contatti con il mondo etrusco, Pompei è già un centro etrusco, e con le città greche a nord, Cuma, e a sud: Poseidonia e Velia. Un mondo fatto di mobilita di cultura. E di stimoli che vengono da aree diverse.
E questo raccontano queste tombe con corredi maschili e femminili che hanno ceramiche locali, altre di produzione etrusca, o altre anche materiali greci che arrivano da Corinto dall’attica».
Centinaia i reperti in esposizione. Tantissimi quelli della necropoli di Madonna delle Grazie dove vennero scavate circa 300 tombe, distribuite su un’area di circa 15.000 metri quadri e datate tra la seconda metà del VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C.. Insomma, una testimonianza della più antica occupazione stabile del territorio che rappresenta per gli archeologi e gli studiosi una fonte preziosa di informazione sugli abitanti degli antichi centri che circondavano Pompei.
L’area di culto in località Privati documenta invece un aspetto inedito della storia di Stabiae e cioè la presenza di un santuario extra-urbano nella seconda metà del IV sec. a.C.. Tanti e diversi, i tipi ex-voto rinvenuti. Dalla ceramica alle terrecotte votive alle antefisse, tutte o quasi segnalano il forte legame della divinità con la sfera femminile e inseriscono il santuario in una rete di luoghi di culto che costellavano la Penisola sorrentina, dal tempio dorico di Pompei all’Athenaion di Punta della Campanella.
«Con questa mostra – osserva ancora Osanna – vogliamo fissare un punto di partenza delle conoscenze su Stabia. Punto dal quale muovere per ulteriori e più approfondite indagini e mostre».
Romilda Barbato