Crisi occupazionale e grosse aziende: alle società del Meridione il compito di investire in servizi e occupazione

Quanto avvenuto a Genova, e non solo, deve unire il Paese in un iter rinnovativo che da un lato garantisca sicurezza e qualità d’assistenza agli italiani e dall’altro volontà di creare e preservare occupazione soprattutto in realtà dove il tasso di disoccupazione sfiora cifre da capo giro

Crisi occupazionale e grosse aziende: alle società in attivo operanti soprattutto nel meridione il compito di mostrare come tanto benessere venga poi investito nella ottimizzazione dei servizi offerti e nell’occupazione. Avanti con le nuove assunzioni, con la regolarizzazione dei lavoratori a tempo determinato che da anni offrono il proprio umile ma leale contributo alla causa. Quanto avvenuto a Genova, e non solo, deve unire il Paese in un iter rinnovativo che da un lato garantisca sicurezza e qualità d’assistenza agli italiani e dall’altro volontà di creare e preservare occupazione soprattutto in realtà dove il tasso di disoccupazione sfiora cifre da capo giro.




In questo arduo ma non impossibile percorso un ruolo fondamentale è ricoperto dai sindacati. Le forze sociali sono oggi chiamate a fare da anello di congiunzione tra le sacro sante rivendicazioni di chi vive di eterno precariato o in stato di inoccupazione e le potenti aziende dalle capacità produttive oltremodo rilevanti. Non si tratta di polemizzare contro alcuno ne di sostituirsi alle istituzioni dello Stato. Tuttavia non ci si può astenere dall’anelare lavoro e sicurezza all’interno di una penisola che scricchiola vistosamente sotto il peso di contraddizioni politiche e disfunzioni governative mai superate. Ci si augura che la profonda attenzione per le tematiche sociali e il mondo del lavoro spronino il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e il vice Luigi Di Maio ad analizzare con maggiore attenzione certe dinamiche al fine di concretizzare progetti evolutivi che premino l’occupazione tutelando nel contempo le imprese.




Il destino di migliaia di famiglie italiane è nelle mani del governo e delle grosse società : senza lavoro stabile non è possibile crearsi una famiglia, fare progetti e realizzare minime aspirazioni in questa già troppo breve esistenza. Della serie: tutti uniti in uno slancio di solidarietà e d’amore nei confronti di un’Italia che non deve dividersi in caste, in chi può e chi è costretto ad accettare passivamente le decisioni dei potenti. Il tutto in nome dei più alti valori insisti nella stessa Costituzione e nel rispetto di chi ha scarificato la propria vita perché vivessimo da uomini liberi in una Repubblica Democratica.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.