Il Gazzettino vesuviano | IGV

I Cesarano pronti a difendere la propria leadership criminale

Nonostante i duri colpi subiti dallo Stato negli ultimi tempi il clan Cesarano, originario di Ponte Persica, sarebbe tutt’altro che finito e pronto a difendere la propria leadership criminale sul territorio dalle mire espansionistiche di invasori provenienti da paesi limitrofi.

Secondo alcune indiscrezioni provenienti da ambienti vicini al sistema i fedelissimi del super boss mai pentito Ferdinando Cesarano, alias “Nanduccio e’ Ponte Persica” si starebbero preparando a ricevere l’onda d’urto di sodalizi criminali vesuviani in cerca di nuovi spazi su cui estendere le proprie attività illecite, con particolare riferimento allo spaccio di stupefacenti, al racket e all’usura.

Il ras  Ferdinando Cesarano deve scontare 3 ergastoli, più altri 12 anni e 3 mesi inflittigli in via definitiva per associazione camorristica nel 2006. Un capo carismatico e spietato della Nuova Famiglia che ha sempre negato lo stretto legame con Carmine Alfieri. Nel corso degli anni il “re” criminalmente parlando di Ponte Persica avrebbe accumulato ingenti patrimoni : un potere economico tale da tentare di acquistare gli stabilimenti cinematografici De Paolis a Roma, operazione già avviata però da Pasquale Galasso che diventò, una volta passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, tra i principali accusatori di Nanduccio ‘e Ponte Persica.

I giudici scrissero di lui: “La straordinaria disponibilità economica consente a Ferdinando Cesarano di soccorrere gli imprenditori in difficoltà del vesuviano attraverso prestiti usurai a tassi d’interesse altissimi. Inoltre Cesarano avrebbe svolto in passato una vera e propria funzione “sociale” sul territorio, intervenendo per dirimere liti e contrasti tra imprenditori concorrenti e scoraggiando nel proprio regno, anche con metodi estremamente violenti, la microcriminalità e lo spaccio di stupefacenti”.

Ferdinando Cesarano, mai pentito, incarna la figura del boss di altri tempi emulato dai giovani che vivono ‘di strada’ e legato profondamente ai luoghi d’origine. Un boss talmente potente da essere temuto dai clan della vicina Torre Annunziata e di Castellammare di Stabia, sempre pronti a trattare con i Cesarano ma estremamente attenti a non pestare i piedi al leader criminale di “Ponte Persica”. Un manager del crimine insomma che nonostante la lunga detenzione a regime di massima sicurezza non ha mai pensato di collaborare con lo Stato. Della serie: i Cesarano resterebbero forti e temuti all’interno del sistema che conta.

Alfonso Maria Liguori

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