Due dimore di pregio con preziose decorazioni vengono alla luce e ridefiniscono lo spazio urbano nella Regio V di Pompei, grazie agli interventi di manutenzione e messa in sicurezza dei fronti di scavo previsti dal Grande Progetto Pompei.
Riaffiorano integre dai lapilli, con diverse suppellettili, la Casa con giardino, con il bel portico affrescato e gli ambienti decorati da vivaci megalografie, e la Casa di Giove, con le pitture in I stile e gli eccezionali mosaici pavimentali dalle raffigurazioni senza precedenti.
Iscrizioni e ulteriori resti delle vittime aggiungono, inoltre, dettagli alla storia dell’eruzione e della città antica.
Un’iscrizione a carboncino, in particolare, traccia tangibile di un momento di vita quotidiana, supporta la teoria che la data dell’eruzione fosse a ottobre e non ad agosto. La scritta è, infatti, datata al sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al 17 ottobre. L’iscrizione appare in un ambiente della casa in corso di ristrutturazione, a differenza del resto della stanze già completamente rinnovate; si dovevano essere, pertanto, lavori in corso nell’anno dell’eruzione.
Inoltre, trattandosi di carboncino, fragile e evanescente, che non avrebbe potuto resistere a lungo nel tempo, è più che probabile che si tratti dell’ottobre del 79 d.C., una settimana prima della grande catastrofe che sarebbe, secondo questa ipotesi, avvenuta il 24 ottobre.
Il grande intervento che sta interessando gli oltre 3km di fronti che costeggiano i 22 ettari di area non scavata ha lo scopo di riprofilare i fronti, rimodulandone la pendenza e mettendoli in sicurezza, al fine di evitare la minacciosa pressione dei terreni sulle strutture già in luce.
Nell’area del cosiddetto “cuneo”; in particolare, si è reso necessario, al fine di proteggere gli edifici emersi già nell’800, procedere a un vero e proprio scavo di oltre 1000m2 che consentisse di arretrare il fronte e garantisse la sicurezza delle strutture in luce.