“Non sono bastate le forti piogge di inizio ottobre, che hanno compromesso ancora una volta la sicurezza dei ponti in via Litoranea, con ripetuti allagamenti, per far desistere l’attuale assessore ai Lavori pubblici Sannino a distrarre fondi che servivano proprio per lavori volti a prevenire incidenti per la popolazione che ci transita sotto”, tuona Luigi Mele a margine di un consiglio comunale infuocato.
“L’ex dirigente, ora assessore, – spiega ancora il leader di Forza Italia a Palazzo Baronale – sta facendo fare lavori di piccola entità anche se necessari, prendendo soldi dai 450mila euro che erano stati stanziati dalla passata amministrazione per un opera fondamentale, che è quella della messa in sicurezza di almeno uno dei due ponti di via Litoranea, che ancora oggi, visti i continui allagamenti, sono un costante pericolo per l’incolumità delle persone. Voglia il Signore che l’assessore Sannino e il sindaco Palomba non si portino sulle loro coscienze qualche tragedia enorme.
Tutto nasce dalla difesa poco convincente di Sannino nell’ultimo consiglio comunale sulla questione ‘rappezzi’ in via Roma – in riferimento al manto d’asfalto applicato su un tratto di via Roma, che ricordiamo essere basolato: “Quello dei ‘rappezzi’ d’asfalto è un vizio che Sannino si porta dietro da quando faceva il dirigente comunale”, puntualizza Mele – e dalla richiesta del consigliere di maggioranza Iolanda Mennella di far diventare pubblica via Matteotti, la strada in cui abita, per poter usufruire così di lavori di illuminazione ed altro a spese del Comune – “Se non è conflitto d’interessi questo, diciamo che gli somiglia parecchio. Si poteva iniziare da altre strade private ad uso pubblico, come via Molise e via Abruzzo, ma in spregio al buon senso ed all’interesse generale si è scelto diversamente”, chiosa Luigi Mele -.
Tornando all’attuale assessore ai Lavori pubblici, l’ex candidato sindaco del centrodestra Mele dice: “Sannino oggi oltre ad essere assessore continua ‘abusivamente’ a fare il dirigente del Comune, occupando ancora l’ufficio dirigenziale di quando era dipendente comunale, lo stesso ufficio da dove sono sorti i sui problemi con la Giustizia e per cui è indagato dalla magistratura; continuando, così, come si è visto anche dalle variazioni di bilancio con i suoi continui stratagemmi – spacchettando lavori al di sotto della cifra dei 40mila euro, in modo da aggirare la norma che vuole l’affido dei lavori tramite gara pubblica – a fare il bello e cattivo tempo, in linea ai 40 anni in cui è stato dipendente comunale”, conclude arcigno Mele.