Leda e il Cigno: riemerge dagli scavi di Pompei un nuovo affresco erotico

Osanna ha annunciato che si vaglierà un progetto di distacco dalle pareti e la conservazione in un ambinete dove possano essere protetti e ammirati dai turisti

Nuovo affresco erotico dagli scavi di Pompei. Questa volta, però a fare sesso non sono due individui qualunque. Uno di essi, difatti, è il capo di tutti gli dei, il sommo Giove. L’altro, l’altra, è una donna. La bellissima Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro. La particolarità della pittura sta tutta nel fatto che essa rappresenta uno dei miti più conosciuti dell’antichità: l’amore tra la bella Leda e un cigno. Solo che il cigno non è un vero e proprio uccello ma il furbo Giove che ha preso le sembianze di questo bellissimo uccello acquatico per possedere la donna. Dal loro incontro verranno generate due uova. Da una nascerà Elena, poi sposa di Menelao e causa scatenante della “guerra di Troia” perché venne rapita da Paride, principe troiano, e i due “Dioscuri”, Càstore e Pollùce.

L’affresco è spuntato durante i lavori di sistemazione dei fronti di scavo della Regio V, nella zona del cosiddetto “Cuneo”. Si trovava nella stanza da letto (cubicolo) di una casa situata lungo via del Vesuvio, laddove erano già stati rinvenute altre decorazioni di pregevole fattura: un priapo itifallico, del tutto simile a quello della casa dei Vettii e un volto di donna incorniciato in uno scudo rotondo.

La particolarità della pittura sta tutta nella scena che propone una Leda seduta con il cigno – Giove in grembo nell’atto di possederla. Nelle altre pitture simili invece la donna si trova sempre in posizione verticale. Il soggetto è diffusissimo a Pompei. difatti, numerose “Leda e il cigno” vennero trovate nelle domus scavate a Pompei e tra esse, in quelle del «Citarista», della «Venere in conchiglia», della «Regina Margherita», di «Meleagro», della «Caccia Antica», degli «Amorini dorati», di «Fabio Rufo», della «Fontana d’Amore».

Il mito di Leda e il cigno è tra i più noti e riprodotti tra quelli della mitologia antica in cui “l’attore” maschile è un Giove camuffato ora da animale ora da elemento naturale. Da Toro, nel rapimento di Europa; da pioggia d’oro per fecondare Danae, principessa di Tiro e persino da aquila quando si tratto di rapire il bellissimo Ganimede, che poi divenne coppiere degli dei, nell’Olimpo.

La casa in cui è stato ritrovato l’affresco non è stata attribuita ad alcuno perché non si sono rinvenuti elementi che ne suggerissero il nome: sigilli  bronzei o graffiti. Secondo Osanna, il direttore del Parco Archeologico, la domus, che non verrà scavata oltre perché il progetto di sistemazione dei fronti di scavo non lo prevede,  apparteneva a  «un ricco commerciante, forse un ex liberto ansioso di elevare il suo status sociale anche con il riferimento a miti della cultura più alta». Per  proteggere l’affresco di Leda e quello del Priapo, Osanna ha annunciato che si vaglierà un progetto di distacco dalle pareti e la conservazione in un ambinete dove possano essere protetti e ammirati dai turisti.

Bianca Di Massa

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano