I giovani nel vesuviano sono sempre più angosciati dalla mancanza di occupazione: uno status frustrante che colpisce numerose la comunità, tra cui Torre del Greco. In merito si è così espressa la dottoressa Ester Di Rosa, psicologa e psicoterapeuta: “Il significato di lavoro nella Costituzione rimanda sempre al significato della dignità della persona e della sua concreta realizzazione come realizzazione di libertà, di crescita personale e comunitaria, di inclusione e di coesione sociale. Il Papa richiamando il senso dell’art. 1 della Costituzione italiana, – «L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro» – ha precisato: «Togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato o come sia, è anticostituzionale».
Bamboccioni e indolenti, accusati di essere incapaci di giungere all’indipendenza sia economica sia di vita, cominciando dallo staccarsi dalla famiglia d’origine. Sono stati tacciati così i giovani delle ultime generazioni. Le difficoltà di trovare lavoro a Torre del Greco non si risolvono, la teoria è dimostrata dalla crisi reale che vive la città corallina. Rafforzata, dai tantissimi giovani senza lavoro o con un impiego sottopagato, il quale è mantenuto solo per forte necessità.
Molti giovani Democratici della città corallina denunciano negli studi di psicologia lo stato di malessere di rabbia nei confronti di una Repubblica che non garantisce lavoro, non possono emanciparsi dalla famiglia di origine e costruire una propria realtà, ma si ritrovano a vivere forzatamente in una sorta di adolescenza sospesa. Gli effetti, soprattutto psicologici, che si determinano quando un individuo non intravede un futuro per sé e per la propria giovane famiglia, si trova a volte in condizioni comparabili all’indigenza, con conseguenti frustrazione e perdita dell’identità sociale.
Tutto ciò crea incertezza anche a livello delle proprie capacità e competenze, abbassando la stima di sé. La difficoltà di realizzarsi nel lavoro può causare un senso di impotenza e disorientare, bloccare, determinando significative ricadute in ambito affettivo-relazionale. La persona può rimanere immobilizzata nel presente e in continua negoziazione con le emergenze quotidiane, incapace di proiettarsi in un futuro esistenziale soddisfacente. Dover cercare e cambiare spesso lavoro, inoltre, può significare anche trasferirsi in luoghi diversi e abituarsi a nuovi contesti, con la necessità di ricostruire continuamente non solo le proprie abitudini, i punti di riferimento che per molte persone hanno un ruolo importante nel dare solidità, ma anche i propri legami.
Disagio e demotivazione procurati dalla precarietà di lavoro possono comportare vissuti di inadeguatezza, depressione e stati d’ansia o panico accompagnati da una sintomatologia psicosomatica”. Chiare le considerazioni espresse dalla dottoressa Ester Di Rosa, nota e stimata professionista del vesuviano che ha saputo magistralmente narrare i colori che animano un quadro sociale allarmante come quello della mancanza di lavoro per i giovani in città storicamente produttive come Torre del Greco.
Alfonso Maria Liguori