Rimane solo lo spazio, il tempo ci è stato tolto. Credevo fosse la fine dei tempi a Striano e invece, non era così. Ero piccolo quando, tra il profumo di glicine e arancio, all’ombra degli alberi in giardino, contavo le ore passate ascoltando il suono di campana.
Si, avete capito bene, una campana proprio. Un tempo gli orologi erano situati sul campanile delle chiese e i rintocchi di campana segnavano l’ora di andata e di ritiro dalle campagne. In una città medievale, cinta di mura come Striano, l’orologio aveva quella straordinaria importanza di segnare l’ora di apertura e di chiusura delle porte cittadine, la cui unica superstite è rappresentata dall’arco di via Palma.
Inizialmente collocato sul campanile della chiesa madre, prima di tutti gli altri comuni, Striano ha avuto il suo orologio presso il palazzo di città, sede del consiglio comunale. All’epoca una scelta lungimirante quella degli antenati strianesi, oggi sono disposto a dire il contrario.
Con la ricostruzione del municipio, dopo il terremoto degli anni ’80, quelle campane che scandivano l’ora sono state reinstallate e collocate sul palazzo ultramoderno inaugurato nel 1993. Rappresentano l’unica nota intonata dell’antica bellezza dell’edificio.
Fino a qualche anno fa quelle campane, insieme alle lancette dei 3 orologi comunali, hanno sempre scandito le ore strianesi. Quest’estate l’opportunità di sapere l’ora in giardino non mi è stata data. Anche quando mi trovo passare per la piazza, sede del comune, alzo lo sguardo verso un orologio le cui lancette segnano perennemente un’ora pomeridiana, l’ora in cui il tempo di questa città ha visto la sua fine.
A Striano si vive perennemente in un luogo dove il tempo non conta e mai ha avuto importanza. Qui conta solo lo spazio: lo spazio delle terre per costruire case “agricole”, lo spazio per una stazione che vedrà la luce alla fine dei tempi, lo spazio per abbandonare rifiuti, lo spazio per costruire edifici pubblici mai inaugurati. Ne vedremo delle belle con la prossima approvazione del piano urbanistico comunale.
Il tempo non ha importanza. Qualcuno una volta mi disse che questo paese non vedrà mai del bene perché si parte sempre da zero. Un’amministrazione costruisce, l’altra abbatte e ricostruisce. Mai è stata data importanza alla manutenzione. Si interviene sulle opere pubbliche solo quando queste cominciano a dare dei problemi. Si stende l’asfalto sui tetti quando ormai ci sono le infiltrazioni, si rifanno gli impianti quando ormai il paese rimane al buio, si rifanno le strade solo quando queste hanno voragini profonde minimo quanto il cratere del Vesuvio. L’orologio, mai probabilmente mantenuto, è stato portato a fine vita affinché si provvedesse ad “abbatterlo e ricostruirlo”.
L’emblema di questa triste storia, secondo quanto alcuni raccontano, era rappresentato da quella fontana una volta presente in piazza IV Novembre. Era il fiore all’occhiello di tutte le amministrazioni. Ognuno abbatteva quella precedente per ricostruire la sua: era il simbolo del potere politico.
Raffaele Massa