Torre Annunziata, l’Oplonti Multiservizi peserà ancora sulle tasche dei cittadini

La Tari aumenterà anche nel 2019: la mannaia dell’Oplonti Multiservizi rischierà di pesare altri due milioni sulle tasche dei cittadini di Torre Annunziata. Nei giorni scorsi è scattata la protesta degli utenti per l’aumento di oltre un milione dell’imposta per il servizio gestione rifiuti.

Comprensiva dei 6 milioni di corrispettivo alla Prima Vera e di altri costi variabili per lo smaltimento di rifiuti umidi, indifferenziati e degli ingombranti, ma anche della rata del debito nei confronti della società multiservizi, la tassa vale 9,5 milioni. Di qui la rabbia degli utenti. Qualche esponente dell’amministrazione in un primo momento ha individuato la causa negli adeguamenti seguiti ai controlli sulle metrature, che da solo però non giustifica il milione e passa, dovuto anche alla variazione del coefficiente di quota fissa e all’aumento della rata nei confronti di Oplonti Multiservizi Spa. Nulla da fare: la protesta è sfociata in una petizione, partita da un cittadino, Claudio Bergamasco, e firmata da oltre un centinaio di persone. Con lo scopo di far luce sulla vicenda, la raccolta firme si sofferma sul capitolo ‘multiservizi’. Le domande non hanno ancora trovato risposta. Ma andiamo per gradi.

La società partecipata per il 51% dal Comune con cui l’allora sindaco Giosuè Starita aveva stipulato un contratto nel 2007, ha terminato di operare nell’aprile 2014. Nel 2013 con una missiva del collegio sindacale indirizzata all’ex primo cittadino e al dirigente dell’Ufficio Economico Nunzio Ariano, l’Oplonti Multiservizi aveva indicato crediti nei confronti di Palazzo Criscuolo per circa 4 milioni a fronte dei 181mila euro riconosciuti con una nota successiva firmata da Ariano. Vincenzo Sica, amministratore delegato della società tra il 2010 e il 2011, aveva proposto la ristrutturazione del debito, riscontrando la «forte contrarietà del sindaco», come lo stesso Sica ha dichiarato. Proprio nel 2010, nonostante le insistenze anche dei consiglieri di minoranza, l’accordo è naufragato. Ed è stallo fino al 2012, annata di elezioni che hanno visto Starita trionfante per la seconda volta e sconfitti gli altri due candidati sindaci, Sica e Antonio Gagliardi. Intanto la Multiservizi, il cui contratto era terminato nel 2011, continuava ad operare con una proroga semestrale e due successivi riaffidamenti diretti. Nel gennaio dello stesso anno il giudice Palescandolo ha omologato il concordato preventivo, evitando il fallimento della società. A dicembre è stata presentata alla Corte dei Conti una denuncia per il mancato riconoscimento del debito da parte dell’amministrazione, in sostanza “falsando” il bilancio e obbligando la società a ridurre il capitale sociale. A firmarla i consiglieri di minoranza Vincenzo Sica, Antonio Gagliardi, Luigi Ammendola, oggi assessore ai Lavori Pubblici, Raffaele Ricciardi, Luigi Cirillo e Antonio Pallonetto, entrambi consiglieri di maggioranza in quota Generazione 2.0 e Civici Innovatori, e Marcello Vitiello. L’atto ha attirato l’attenzione della guardia di finanza, gli approfondimenti sarebbero ancora in corso.

Trascinata fino al 2016, la questione è stata affrontata nel consiglio comunale del 30 dicembre, quando è stato riconosciuto il debito di 1,2 milioni a titolo di revisioni dei prezzi per il 2011, già spalmati sui bilanci previsionali 2017/18/19. Una mossa che di fatto ha spalancato le porte al risanamento dell’intero debito vantato dall’Oplonti Multiservizi, pari a circa 3 milioni. Proprio durante l’assise il consigliere – allora all’opposizione, oggi in maggioranza – Pasquale Iapicca tuonava contro Ariano: «Nel corso del tempo l’ex dirigente Visone ha sollecitato il suo ufficio a pagare l’aumento ogni 2 anni, somma decisamente inferiore a quanto ci ritroviamo a pagare adesso. Perché non ha ottemperato? So bene che ogni debito fuori bilancio viene inviato alla Corte dei Conti, ma fino ad oggi non ho mai visto alcuna scheda di invio neppure quando l’ho richiesta. Dico già da adesso che attendo la prova dell’invio di questo atto.»

La patata bollente è passata agli uffici giudiziari. Il tribunale di Torre Annunziata ad ottobre ha proposto una transazione tra le parti di 1,8 milioni, cifra definita in seguito ad una consulenza tecnica. In queste ore si svolgerà l’udienza in cui le parti decideranno se aderire o meno alla transazione.

Roberta Miele

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