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Processo Resit: condannato ras dell’ecocidio in Campania

La Corte di Appello di Napoli ha confermato, seppur riducendola da 20 a 18 anni, la condanna a carico dell’avvocato Cipriano Chianese per il disastro ambientale della discarica Resit di Giugliano.

Gli inquirenti lo hanno ritenuto tra i creatori, per conto del clan dei Casalesi, del sistema delle ecomafie e dello smaltimento illecito. Aveva gestito a lungo l’impianto nel quale vennero fatti confluire rifiuti di provenienza lecita e illecita, in assenza di adeguate misure di controllo, determinando alla fine una situazione di gravissimo danno ambientale sul territorio.

 

“Bene la conferma delle condanne nei confronti degli imputati Cipriano Chianese e Gaetano Cerci, ras dell’ecocidio in Campania, le cui “gesta” erano già state raccontate da Legambiente nel primo rapporto Rifiuti spa del 1994.

Lo ribadiamo da tempo, la rinascita della Terra dei Fuochi si pratica con la condanna dei responsabili di questo disastro ambientale ma anche con il risanamento delle aree avvelenate dalle ecomafie.

Come Legambiente proseguiremo nel nostro lavoro quotidiano fatto di denuncia, impegno e responsabilità, forti di questo importante risultato. Le infiltrazioni ecomafiose, che interessano questo territorio come altre zone del Paese, si contrastano con la

repressione e gli strumenti giudiziari, grazie anche alla nuova legge sugli Ecoreati, ma il primo e imprescindibile strumento rimane il risveglio delle coscienze, l’orgoglio di una comunità che antepone il bene comune alle speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la criminalità ambientale e i suoi complici”.

Così Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente, commentano l’esito del processo d’Appello sulla discarica Resit.

Legambiente, assistita dall’avvocato Giovanni Zara, ha partecipato al processo come parte civile.

 

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