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Torre Annunziata: crollo palazzo, strage si poteva evitare

Il giudice del Tribunale di Torre Annunziata ha accolto la richiesta del pubblico ministero rinviando a giudizio con le accuse di crollo e omicidio colposo anche l’avvocato Massimo Lafranco, proprietario dell’appartamento che stava vendendo a Gerardo Velotto, che a sua volta – secondo l’accusa – stava effettuando i lavori che avrebbero minato la stabilità della palazzina fino a procurarne il cedimento strutturale . Quindi tutti rinviati a giudizio i quindici inquisiti per il crollo avvenuto il 7 luglio 2017. Udienza fissata per il 28 febbraio 2019.

Il pubblico ministero ha motivato la sua richiesta sottolineando che “nel corso delle indagini si è scoperto che l’intero palazzo era abusivo e c’era l’autorizzazione solo per una villetta. Perché in cinquant’anni non sono mai stati effettuati controlli su un immobile situato al centro della città? Probabilmente perché Giacomo Cuccurullo,

 

deceduto con la sua famiglia nel disastro, dirigente dell’Ufficio Tecnico Urbanistico del comune oplontino, ha assunto un ruolo di garanzia e di collegamento con le istituzioni preposte ai controlli sulla stabilità del palazzo”.

La Magistratura è persuasa che i lavori effettuati al secondo piano siano la causa del crollo. Nello specifico si evidenzia come nell’ala all’angolo della sede ferroviaria l’eliminazione dei tramezzi avevano causato delle lesioni alla struttura e nonostante alcune segnalazioni nessun intervento era stato disposto. Eppure due giorni prima che il fabbricato collassasse, provocando la tragedia che ancora segna indelebilmente gli umori degli abitanti e dei parenti delle vittime, alcuni tra gli imputati si erano incontrati per discutere sul possibile rischio crollo e sui problemi strutturali che si evidenziavano.

Per il pubblico ministero in sintesi “si è perso solo tempo, l’unica cosa da fare era sgomberare subito l’edificio e così facendo evitare la strage”.

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