Ritorna il Carnevale al Borgo Casamale. La consueta sfilata di carri allegorici girerà per il paese accompagnati dai 12 Mesi e il tradizionale carro rappresentante la Morte di Carnevale.
Diffusa nella cultura di varie zone d’Italia la Cantata dei 12 mesi
assume delle sfumature diverse a seconda dei territori.
La versione proposta al Borgo Casamale fa riferimento a quella tramandata da Michele Febbraro, attore e regista di Somma che ha legato la sua vita alla difesa e diffusione delle tradizioni, e che dal 1976 ne ha rielaborato una sua versione, ispirandosi alla tradizione popolare.
I protagonisti di questa cantata sono i 12 mesi dell’anno, ad aprire le danze il festoso Pulcinella che chiamerà Marcusalemme, “ ‘o capo ‘e ll’anno”, che nella tradizione biblica è un patriarca antidiluviano vissuto 969 anni. Padre di tutti i mesi presenterà i suoi dodici figli e questi prenderanno l’uno dopo l’altro la parola per raccontarsi.
Accanto alla sapienza di Michele Febbraro ci saranno un gruppo di amici che condividono la passione per questa terra e il desiderio di tramandarne la memoria.
La morte di Carnevale.
Come molti di noi sanno, il Carnevale termina tradizionalmente alla mezzanotte del Martedì Grasso dando inizio, col Mercoledì delle ceneri, alle cerimonie liturgiche che in quaranta giorni porteranno alla settimana Santa ed alla Pasqua Cattolica. Per celebrare la morte di Carnevale si allestisce una sorta di camera ardente dove avviene la veglia funebre. Le spoglie sono vegliate a vista dalla moglie di Carnevale (un uomo travestito), insieme ad un vescovo e ad un frate che impartisce la benedizione tramite un pennello da pittore ed un secchio in cui è contenuta dell’acqua. Finita la veglia la bara viene portata per tutto il paese con la gente che assiste dalle finestre, esplodendo anche qualche mortaretto, o piangendo e strillando alla vista del feretro. Il tutto viene condito con una mesta musica, suonata seguendo la bara con fisarmoniche e clarinetti e da corone di fiori costituite da fiori di mimosa e rami di pino, nonché della sposa che, lamentandosi declama il rimpianto del morto.