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Reddito Cittadinanza: niente sussidio per chi cambia residenza

Il vertice svoltosi ieri a Palazzo Chigi per discutere del reddito di cittadinanza e quota 100 si è concluso facendo emergere anche quelle che saranno le modifiche ad

 

integrazione del provvedimento che elargisce, ancora su base familistica, un po’ di piccioli a poveri ed indigenti.

Alla riunione che ha visto la presenza del premier Conte, del vice Di Maio e del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giorgetti, Lega e Cinque Stelle pare abbiano trovato la quadra e raggiunto un compromesso. Infatti la compagine salviniana nei giorni scorsi aveva presentato emendamenti ‘scomodi’ in merito al provvedimento mirati soprattutto ad un maggior controllo sulla platea che dovrà ricevere il sussidio.

Nella sostanza però, stando ad alcune fonti ministeriali, alcuni accorgimenti sono stati apportati: non potrà ricevere il reddito di cittadinanza chi ha cambiato residenza dopo il primo settembre 2018; per chi rilascia dichiarazioni mendaci ci sarà l’esclusione per 5 anni dall’accesso al reddito; aumentano i controlli per chi chiede di accedere alla misura e risulta separato o divorziato successivamente al primo settembre 2018; previsti servizi socialmente utili da svolgere per chi percepisce il reddito attraverso un accordo tra comune di residenza e beneficiario si potrà passare da 8 a 16 ore.

Ritirato invece un emendamento al ‘decretone’ della Lega che prevedeva per i richiedenti il reddito che almeno uno dei componenti del nucleo familiare avesse ricevuto nei dieci anni precedenti imposte e contributi da lavoro in un qualsiasi importo e per almeno 24 mesi anche non continuativi.

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