Fa già discutere la notizia, apparsa sulla stampa nei giorni scorsi, della dura lettera inviata dal capo dell’INGV Carlo Doglioni al ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli ma anche ai vertici del Parco Archeologico di Pompei Alfonsina Russo e della Protezione Civile Angelo Borrelli oltre
che al responsabile Unesco Luana Tognolo. La missiva dai toni accesi riguarda la protesta contro i danni che, secondo Doglioni, si stanno procurando alle indagini vulcanologiche per i lavori svolti nei nuovi scavi e chiede l’accesso per studi ai vulcanologi oltre che indicazioni precise circa la conservazione dei reperti.
Riferendosi in modo chiaro ai nuovi ritrovamenti avvenuti sulle pendici del Vesuvio, in località Civita Giuliana, il numero uno dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sottolinea come nonostante la grande risonanza mediatica “la comunità scientifica vulcanologica italiana e straniera, tranne rarissime eccezioni, non ha avuto modo di vedere i prodotti dell’eruzione nell’area cantieristica e di studiare il diverso impatto che questi hanno avuto sugli edifici e nei diversi punti della città, oltre alla relativa analisi stratigrafica”.
E continua: “I calchi di Pompei sono spostati dalla loro posizione originale rendendo impossibile ricostruire dove e quando abbiano cercato scampo gli abitanti. Lo studio di questa eruzione non ha infatti solo un risvolto teorico ma contiene anche uno sterminato
patrimonio di informazioni per la vulcanologia a livello mondiale; può essere una lezione di protezione civile, di come salvarsi, di cosa fare o non fare in caso di eruzione. A nostro avviso non vi è alcun motivo che giustifichi la completa asportazione del materiale vulcanico. I siti sono immensi, i reperti di epoca romana riempiono più i magazzini che i musei, lasciarne qualcuno sul luogo del ritrovamento o ancora sepolto non danneggerebbe il sito e ne conserverebbe la memoria”.
Per Doglioni, infatti, non vi è altro luogo al mondo dove sia tangibile il risveglio violento di un vulcano e studiarne attentamente tutte le tracce rappresenterebbe sicuramente un progresso per la scienza e aiuterebbe anche alla previsione di una probabile
nuova attività del Vesuvio. Quindi resta incredibile l’esclusione dei vulcanologi dai cantieri dei nuovi ritrovamenti. Tra questi c’è malcontento, come espresso anche da Lisetta Giacomelli (geologa) e Roberto Scandone (vulcanologo) alla presentazione del libro ‘Campi Flegrei, storia di uomini e di vulcani’ presentato all’Osservatorio Vesuviano. I due ricercatori hanno dichiarato apertamente che “Pompei rischia di diventare un falso storico” e l’unicità del sito archeologico, uno dei più conosciuti al mondo, rischia di essere cancellata per fare “solo spettacolo” a detrimento della cultura.
Vian