che al responsabile Unesco Luana Tognolo. La missiva dai toni accesi riguarda la protesta contro i danni che, secondo Doglioni, si stanno procurando alle indagini vulcanologiche per i lavori svolti nei nuovi scavi e chiede l’accesso per studi ai vulcanologi oltre che indicazioni precise circa la conservazione dei reperti.
Riferendosi in modo chiaro ai nuovi ritrovamenti avvenuti sulle pendici del Vesuvio, in località Civita Giuliana, il numero uno dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sottolinea come nonostante la grande risonanza mediatica “la comunità scientifica vulcanologica italiana e straniera, tranne rarissime eccezioni, non ha avuto modo di vedere i prodotti dell’eruzione nell’area cantieristica e di studiare il diverso impatto che questi hanno avuto sugli edifici e nei diversi punti della città, oltre alla relativa analisi stratigrafica”.
patrimonio di informazioni per la vulcanologia a livello mondiale; può essere una lezione di protezione civile, di come salvarsi, di cosa fare o non fare in caso di eruzione. A nostro avviso non vi è alcun motivo che giustifichi la completa asportazione del materiale vulcanico. I siti sono immensi, i reperti di epoca romana riempiono più i magazzini che i musei, lasciarne qualcuno sul luogo del ritrovamento o ancora sepolto non danneggerebbe il sito e ne conserverebbe la memoria”.
nuova attività del Vesuvio. Quindi resta incredibile l’esclusione dei vulcanologi dai cantieri dei nuovi ritrovamenti. Tra questi c’è malcontento, come espresso anche da Lisetta Giacomelli (geologa) e Roberto Scandone (vulcanologo) alla presentazione del libro ‘Campi Flegrei, storia di uomini e di vulcani’ presentato all’Osservatorio Vesuviano. I due ricercatori hanno dichiarato apertamente che “Pompei rischia di diventare un falso storico” e l’unicità del sito archeologico, uno dei più conosciuti al mondo, rischia di essere cancellata per fare “solo spettacolo” a detrimento della cultura.
Vian