Ieri sera, ed almeno per una decina di ore, Facebook e Instagram sono state in down in tutta Europa e nel mondo. Segnalazioni da parte degli utenti anche in Italia, soprattutto nelle grandi città. Per il ‘down’ improvviso, dalle 17 del 13 marzo, molti utenti si sono lamentati su internet
e sui social. E’ evidente come le comunità, sempre più interconnesse e virtuali, vengono attanagliate dal panico anche per sole poche ore di disconnessione. E’ la paura 4.0.
Dalla possibilità di commentare, postare status e immagini, alla richiesta di attivare i cookies fino al caricamento lento delle pagine e all’impossibilità di accedere ai propri profili. Qualcuno ha addirittura chiamato la polizia per avere notizie, per saperne di più.
Si è creato uno scompenso, una instabilità (seppur momentanea) nella vita quotidiana delle persone, stravolgendone la routine. Il paradosso sembra essere quello che venendo meno il luogo virtuale, dove ormai si vive e prospera, ci si possa sentire in un nanosecondo completamente isolati.
La situazione pare si sia risolta anche se ci sono ancora delle difficoltà per accedere ai profili ‘social’ in alcune aree geografiche. Anche Whatsapp è stato influenzato dai problemi, infatti in molti casi era possibile inviare messaggi di testo ma no immagini e video.
Facebook ha sottolineato che il blocco non era legato a un attacco informatico, ma non ha reso note le cause del “down”. Infatti in un tweet, la compagnia ha spiegato di poter “confermare che il problema non è collegato a un attacco DDoS”, cioè un attacco denial-of-service distribuito in cui numerose fonti prendono di mira un sito, inondandolo di richieste in modo da esaurirne le risorse informatiche e renderlo indisponibile agli utenti.
C’è da capire, ironicamente parlando ma non proprio, se dal punto di vista degli utenti improvvisamente restati soli sarà possibile attivare una
‘class action’ globale contro l’azienda proprietaria delle piattaforme e delle applicazioni per essere risarciti dal trauma-disconnessione subito. Sarebbe una bella sfida, algoritmicamente parlando!
Vian