Le opposizioni abbandonano l’aula durante la discussione sul Documento di Orientamento Strategico, atto importantissimo per lo sviluppo della città. Di seguito le motivazioni del gruppo Liberi e Uguali in merito alle critiche indirizzate al
modus operandi del sindaco Cimmino e della sua maggioranza.
“Svolgere un Consiglio con all’ordine del giorno la discussione sul Dos non poteva che essere considerata un’ occasione utile per riflettere sulla città e del suo futuro. La redazione di tale documento era stata annunciata più volte nel corso di questi ultimi anni (Cimmino lo ricorderà, nel 2010 era stato fatto in pompa magna alla Reggia), ragion per cui abbiamo considerato questo momento come un passaggio importante, certamente un modo per programmare e sbloccare le risorse del nuovo Programma Europeo 2014/20, ma soprattutto per fare il punto su quanto in questi anni è andato avanti e quanto invece è rimasto sulla carta.
Avvertiamo che la città è ferma, ancora in bilico tra un possibile sviluppo per le risorse e le potenzialità che possiede e l’emergere di nuovi problemi che si sommano a quelli vecchi ma incancreniti per il trascorrere degli anni. La pervasività e la pericolosità della camorra e le recenti inchieste ci dicono, poi, che è decisivo scendere in campo, che la politica e le Istituzioni devono fare la loro parte, perché, se non creeremo le condizioni che incoraggino gli investimenti, non libereremo la città, i nostri quartieri, le attività produttive, la vita quotidiana da questo cancro.
Da questa complessità, dunque, era ed è necessario ripartire. Abbiamo avuto l’impressione, invece, leggendo il Dos, che la scelta fatta sia un’altra: quella di un documento “ecumenico” che sorvola sui nodi da sciogliere.
Se però il Dos viene considerato quasi come una sorta di “preliminare del PUC”, davvero diventa inaccettabile che ciò avvenga senza una delibera, senza un vero coinvolgimento della città, senza mettere il Consiglio e quindi le commissioni consiliari nelle condizioni di poterne discutere con tempi e modi appropriati, di poter ascoltare l’assessore, i dirigenti, i gruppi sociali interessati. Un’ impostazione che appare ben lontana dall’ Amministrazione Condivisa e ben lontana dal rispetto e dal ruolo centrale che dovrebbe avere il Consiglio Comunale in processi di tale rilevanza.
È per queste ragioni che LeU, insieme al resto dell’ opposizione, ha valutato di abbandonare un Consiglio con all’ordine del giorno una “discussione senza provvedimenti”.
Abbiamo letto con attenzione il Dos e abbiamo colto il carattere di documento aperto, ma riteniamo che il Sindaco si stia nascondendo dietro questo aspetto, cercando di far passare la sua difficoltà a prendere delle decisioni per magnanimità e disponibilità a costruire processi e soluzioni condivise.
Noi abbiamo tempi stretti, a causa dei ritardi accumulati nel passato, per accedere ai finanziamenti. Lo comprendiamo e non saremo noi a creare ostacoli tali da far perdere risorse alla città. Ma era cosi difficile predisporre una delibera che, pur annunciando l’intenzione apprezzabile di avere una visione unica, indicasse la distinzione delle due fasi: l’urgenza di aggiornare il Dos e, subito dopo, e in tempi certi, un documento che avesse una valenza strategica da porre a base della redazione del PUC?
Invece vi è la pretesa che un testo non approvato né dalla Giunta né dal Consiglio diventi, come si afferma, “Documento di Orientamento Strategico DOS è strutturato come Piano Strutturale del nuovo Piano Urbano Comunale P.U.C.”
Dopo 10 anni, sarebbe stato giusto che si entrasse nel merito del perché alcune cose vengono ripetute, ribadite ma non decollano mai; sarebbe stato giusto uno sguardo sugli anni che abbiamo alle spalle, per cogliere limiti, errori che sicuramente si sono manifestati nelle diverse Amministrazioni; per cogliere anche quali interessi si siano scontrati, come la stessa criminalità abbia pesato e trovato consistenza, forza, rapporti a partire dalla stessa ricostruzione post terremoto.
Come sarebbe stata Castellammare se per il Cantiere si fosse continuato a lavorare dopo l’accordo fatto con il Governo, la Regione e Fincantieri; se i Silos fossero stati abbattuti; se il bando per i chioschi fosse ricomparso prima; se
Marina di Stabia avesse completato le opere a terra; se, per la difesa del bacino idrotermale e per il centro Antico, si fossero utilizzati, ampliati, rivisti gli studi condotti dall’Università; se si fosse aderito al Parco delle acque; se si fosse completato il processo di riconoscimento del nostro patrimonio idrotermale come bene dell’Umanità; se si fosse fatto il bando per mettere in gara la Colonia Ferrovieri; se le Antiche Terme, invece di essere inaugurate per fare un evento e poi abbandonate, come accade anche adesso, fossero state aperte per l’attività termale vera e propria; se si fosse evitato quello che poi è accaduto per la Reggia, un vero e proprio capolavoro di irresponsabilità di ignavia, di disprezzo per la città?
Ancora: nel Dos si ripongono giustamente i problemi dei quartieri a partire da Savorito e C.M.I. Ma cosa è accaduto esattamente? Perchè si sono bloccati i rapporti con l’IACP e perché abbiamo perso i finanziamenti del contratto di quartiere e per l’Housing?
Milioni di euro di gran lunga superiori a quanto riceveremo dalla Regione in questa occasione.
Il tema del fronte a mare, dalla Colonia Ferrovieri a M.di Stabia, è tra quelli decisivi per il rilancio della città, insieme a tanti altri, quali Faito, gli Scavi , il Sarno etc.
Nel Dos, il fronte a mare è distinto in tre nodi: sul terzo tratto che va da Marina di Stabia al Miramare possiamo continuare a parlarne senza cogliere che vi è stato e in parte c’è uno scontro tra visioni diverse: quella pubblica e di alcuni privati e quella di un blocco di proprietari interessati a coltivare unicamente i propri interessi .
Il piano casa e i 5 mila potenziali vani non esistono in questo documento. Nel testo si ripropone poi il tema giusto dell’utilizzo dei volumi e delle aree industriali dismesse, ma senza una valutazione sulle trasformazioni avvenute, senza considerare che se togliamo Avis, rimangono ben pochi volumi industriali da utilizzare. Le modifiche apportate al Put, la delibera ASI, in assenza di un atto di pianificazione da parte del Comune, hanno consentito che in quei volumi accadesse di tutto.
Non ci sfugge che con il Puc, con il tavolo della co/pianificazione, con la perequazione urbanistica, con le scelte contenute negli strumenti provinciali e regionali, si potrebbe davvero aprire una nuova e positiva fase; a maggior ragione però non è utile presentare quell’area come una pagina bianca e senza conflitti sulla quale siamo liberi di scrivere quello che vogliamo.
Il tema Dos, quello del Puc sono troppo importanti e complessi per essere liquidati senza i dovuti approfondimenti.
Sappiamo bene le polemiche e le considerazioni che uno si tira addosso quando usa i se, ma il caso della nostra città è diverso perché si tratta di capire perché protocolli firmati, finanziamenti stanziati, progetti appaltati siano rimasti in larga parte sulla carta.
Erano sbagliati, si potrebbe rispondere; in parte, sicuramente!
Ma se pensiamo questo, che cioè fossero sbagliati, bisognerebbe spiegare adesso perché progetti e proposte precedenti, che ritroviamo per oltre il 90% nell’attuale documento, oggi dovrebbero funzionare se non si rimuovono gli ostacoli e gli interessi che li hanno bloccati.
Dopo tanti anni che la città è ferma non possiamo più fingere che non esistano. Ed é per queste ragioni che diventa essenziale sconfiggere visioni speculative, interessi, anche quelli della criminalità, e coinvolgere pienamente la città e la stragrandissima maggioranza delle sue forze sane.”
Gruppo consiliare LeU