I carabinieri del comando provinciale di Salerno, su indagini coordinate dalla Dda, hanno sgominato una organizzazione criminale con base in provincia di Salerno e ramificata su tutto il territorio nazionale e internazionale (Francia, Belgio e Marocco) intenta al traffico di esseri
umani. L’indagine è partita dalla Piana del Sele, dove nelle serre della coltivazione intensiva è altissima la concentrazione di lavoratori migranti, monitorando con attenzione il sistema del caporalato -tecnica dell’impresa dello sfruttamento diffusissima nel settore dell’agroindustria campana e non solo-.
I lavoratori stranieri che arrivavano in Italia, dicono gli inquirenti, erano costretti a pagare somme tra i 5mila e i 12mila euro per ottenere un permesso di soggiorno e un contratto di lavoro presso gli imprenditori agricoli della zona. Il pagamento della ‘tangente’ avveniva in Marocco così i migranti riuscivano ad ottenere già un contratto di lavoro falso e poter raggiungere il paese di destinazione. Giunti in Italia però il contratto di lavoro non veniva formalizzato, anche se veniva loro concesso un permesso temporaneo per ‘attesa occupazione’ valido per 12 mesi.
L’organizzazione criminale intanto avviava i lavoratori nei campi della Piana presso imprenditori compiacenti che sottopagavano i migranti promettendo loro una futura regolarizzazione. Gli stessi imprenditori, in
alcuni casi, chiedevano ai migranti da 500 a 1000 euro per ogni contratto fittizio concesso. Quelli che non potevano pagare venivano sfruttati fino all’estinzione del debito.
Come spiega il Procuratore della Repubblica Luca Masini l’indagine assume una particolare rilevanza perchè fa emergere l’esistenza di una forma di immigrazione irregolare non censita rispetto alla classica “rotta mediterranea” (in alcuni casi i migranti arrivavano direttamente con biglietto aereo pagato dall’organizzazione), in grado di ottenere permessi di soggiorno del tutto leciti sotto il profilo meramente amministrativo. Inoltre evidenzia la presenza di organizzazioni criminali, con base sul territorio nazionale, in grado di gestire in via diretta il canale migratorio dal paese di origine fino allo sfruttamento nei campi.
Per i soli permessi di soggiorno il volume di affari dell’organizzazione superava i 6 milioni di euro l’anno.
Trentacinque le persone indagate e destinatarie di misure cautelari, otto sono latitanti. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clendestina, riduzione in schiavitù e tratta di persone con l’aggravante del reato internazionale.
Vian