In che modo l’industria turistica sta trasformando lo spazio urbano? A sessant’anni dall’uscita del celebre saggio di Lefebvre “Il diritto alla città” il tema è quanto mai attuale. La crescita dei flussi turistici sta investendo le principali città italiane
(e non solo) in modo incontrollato, trasformando i centri storici in beni di consumo da cui estrarre profitto. Il capitalismo di piattaforma ha impresso un’accelerazione inedita a questo processo: Airbnb e Booking stanno producendo una distorsione del mercato immobiliare, generando un aumento del costo delle case insostenibile per gli abitanti.
Da teatro della democrazia le città si trasformano in palcoscenico dell’accumulo della rendita e del consumo di massa: per affrontare questo pericolo è nata una rete trans-nazionale, SET – South Europe facing Touristification. Ancora, nella stessa direzione, recentemente le associazioni Ranuccio Bianchi Bandinelli e Italia Nostra hanno avanzato una proposta di legge che tuteli i centri storici come ‘beni culturali d’insieme’ e promuova un programma straordinario dello Stato di edilizia residenziale pubblica nei centri storici, affinché le città continuino ad essere spazi di socialità e non parchi a tema turistici. Infatti, ha affermato Vezio De Lucia, uno dei promotori della proposta di legge, “per quanto rigorose ed efficaci siano le norme di tutela, se non si affronta con determinazione il nodo dello spopolamento, il destino dei centri storici è segnato”.
Si alimenta anche di queste premesse contenutistiche la mobilitazione che si terrà sabato 6 aprile a Napoli, in contemporanea con altre grandi città europee e mondiali, organizzata da SET – i diritti al tempo del turismo e da Ecologie Politiche del Presente. Di seguito il documento/appello della manifestazione che partirà alle 17.00 da Largo Banchi Nuovi.
“Solo le città che muoiono non cambiano, ma i cambiamenti devono vedere protagonisti in primo luogo gli abitanti, le persone in carne e ossa, il vero “Patrimonio Unesco” di ogni città. Seimila appartamenti diventati case vacanza in pochi anni per lo più in regime di elusione fiscale, il forte incremento e l’inaccessibilità delle locazioni per studenti, precari e famiglie a basso reddito, le centinaia di sfratti per morosità incolpevole, la chiusura dei negozi artigiani per la monocoltura della gastronomia seriale, l’enorme diffusione di lavoro nero e sottopagato nell’indotto turistico, la sproporzione tra rendite private e ricavi pubblici, l’impatto sul consumo di suolo, inquinamento, trasporti ecc. ci raccontano con chiarezza quello che non va.
Un fenomeno, quello degli effetti collaterali della turistificazione, già conosciuto e discusso da quasi tutte le grandi città europee, perché svuota di gran parte degli abitanti i quartieri storici, trasformandoli in una disneyland musealizzata, in una finzione. Perciò sono necessarie a tutti i livelli politiche di governo di questo fenomeno che tutelino le fasce più deboli della popolazione e l’idea stessa della città, una delle poche in Occidente ad avere ancora un centro storico vivo e vero.
Nelle grandi città europee sono all’ordine del giorno le iniziative pubbliche su questo tema: Parigi, Amsterdam, San Francisco, Londra, Barcellona moltiplicano le cause contro Airbnb (e non solo) e discutono il rilancio delle politiche pubbliche. Perciò il 6 aprile la marcia contro la bolla degli affitti e contro gli sfratti, nello stesso giorno in cui manifestazioni analoghe si terranno da Barcellona a Berlino, non è un appello rivolto solo agli sfrattati, agli studenti, ai precari sempre più in difficoltà a resistere nei quartieri storici, ma a tutte e tutti, perché si rivolge alla nostra visione comune della città, a quello che diventerà nei prossimi anni”.
Vian