E mica è una cosa da poco! Il rischio è che “in perfetta buona fede” si mandi a “sbattere” il Paese tutto
La notizia non può che farmi piacere. E’ proprio tanto tempo che non ci si vede dopo la presentazione che feci di un suo libro di poesie al Sindacato scrittori a Roma. Mi comunica che verrà a Napoli, per vedere la città, ma anche – e soprattutto – per partecipare ad un consegno religioso. M’invita contemporaneamente a visitare l’incantevole Partenope col suo gruppo eppoi intervenire all’iniziativa convegnistica. Non posso proprio rifiutare e così mi ritrovo a passeggiare in una splendida, a dir poco, Napoli con un giovane partenopeo della comitiva – proprio bravo – che fa da guida. Sì, tra l’altro, come cantava l’indimenticabile Pino D’Aniele, “Napule è – anche -‘na cammenata dint”e viche mmiezo all’ate”.
In certi luoghi che visitiamo ci sarò passato migliaia di volte eppure mi emozionano sempre. Spaccanapoli, la Cappella San Severo con il Cristo velato, eppoi Santa Chiara e via così fino all’ora di pranzo dove non possiamo che andare a gustare una pizza Margherita.
Io cattolico mi trovo un po’ a disagio nel pomeriggio a partecipare al convegno dove è centrale la figura del Maestro Beinsa Duno che nel suo “Nuovo Insegnamento” mise al centro i concetti di Dio, di natura, di uomo e le loro relazioni. “Nell’uomo – per il Maestro – sono immessi come potenziale tutti i principi e le forze della natura, tutti gli embrioni Divini. Lui deve manifestarli e svilupparli alla perfezione. Il Nuovo Insegnamento gli fornisce le vie più brevi e i metodi più sicuri per questo”. Insomma, “Ogni parola di Dio è provata al fuoco; egli è uno scudo per chi ricorre a Lui. Non aggiungere nulla alle Sue parole, perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.”(Proverbi 39, 5-6).
Nella discussione ritornano come una cantilena le parole “pace, amore, fratellanza, saggezza, giustizia”. Non seguo più i relatori. In me scatta un pensiero quasi ossessivo. Penso alla politica, a chi la fa oggi, a tutte le contraddizioni che ogni giorno ci tocca constatare. E con il pensiero faccio trasbordare gli uomini e le donne che partecipano all’iniziativa nel mondo della politica. Li vedo sindaci, consiglieri regionali, deputati, presidenti del Consiglio. Inesperti? Né tanto né quanto certi attuali politici. Non tutti per fortuna. Ed è sempre meglio precisarlo, perché fare di “tutta l’erba un fascio” non aiuta mai la ricerca della verità.
Penso ai seguaci del Maestro Duno, ma anche ai tantissimi cattolici del nostro Paese che ogni giorno, senza nulla chiedere, s’impegnano per “gli altri”. Rifletto su come un’attenta gestione della politica può cambiare radicalmente i destini di tanti cittadini. Eppure la politica è vista da tanti, anche soggetti con un livello culturale medio-alto, come qualcosa in cui “non mettere le mani”, non impegnarsi, proprio per non sporcarsi.
Una volta i comunisti ed i cattolici si combattevano. Le due ideologie in contrapposizione avevano qualcosa in comune: la formazione (meglio indottrinamento) dei propri seguaci. Ma, al di là di tutto, quel modo di “formare” i propri affiliati era utile al Paese. Una volta arrivati ai “posti di comando”, vuoi nei Consigli comunali o al Parlamento, o nella vita civile, quell’educazione ricevuta gli serviva a non fare grossolani errori, a gestire la cosa pubblica, e non solo, con “scienza, coscienza e onestà”. In certi attuali nostri governanti, messa da parte l’onestà che mi auguro ci sia sempre, manca totalmente la “scienza” di quello che devono fare come politici e la “coscienza” delle loro azioni. E mica è una cosa da poco! Il rischio è che “in perfetta buona fede” si mandi a “sbattere” il Paese tutto.
No, non si può più stare a guardare. C’è bisogno di provare a voltar pagina. E, anche se i tempi sono cambiati, c’è bisogno di far avvicinare i giovani alla politica “formandoli” come una volta. In tal senso, come dicevo prima, le organizzazioni religiose, ma anche le tante laiche che si battono per “la pace, l’amore, la fratellanza, la saggezza, la giustizia” e via proseguendo non possono scordarsi della “politica”, della “gestione della città”, perché la politica può aiutare a cambiare, ovviamente in meglio, la società. E, allora, se tutto quello che ho scritto fin qui si porta dietro un briciolo di verità, non ci si può impegnare per il “prossimo” ignorando la politica.
Elia Fiorillo