Un documentario musicale, una storia drammatica, una commedia all’italiana, un’indagine sociale, un film di denuncia, un film sentimentale, un pugno nello stomaco.
Sinossi
Tra Bresso, Sesto San Giovanni e Milano, ci immergiamo nelle vite di Vash e Felce, che insieme fanno musica, si fanno di eroina e condividono tutto. La loro realtà è a volte brutale, spesso comica, tragica e romantica. La loro eterna ribellione non ha una causa, né uno scopo, né una fine. Vash e Felce sono cresciuti a Bresso, tra il campetto da calcio, i murales, le risse e i litigi, le case popolari e gli appartamenti occupati. Si sono incontrati grazie al rap, ai graffiti e la comune passione per l’esoterismo e le droghe e sono diventati amici nonostante due percorsi di vita molto diversi (Felce, già trentenne, è laureato in architettura, Vash, più giovane, si è fermato alla terza media). Registrano canzoni, fanno concerti, passano il tempo, tra lavoretti saltuari e spaccio. Entrambi sono prodotti di Bresso, con il sogno di fuggire dalla città, musicisti di provincia dalla cultura disordinata e amicizie variegate. Funeralopolis non parla di eroina. Non è un’indagine sugli effetti della dipendenza. Non vuole spiegare, né giustificare, né esaltare lo stile di vita dei suoi protagonisti. È, fondamentalmente, un film su due amici. Due ragazzi in cerca del senso della vita, in attesa della morte. Persi in un eterno girovagare in una città che sembra un deserto, parlando di sesso e religione, esagerando con la droga, cantando il degrado e la violenza e danzando tra le tombe di un cimitero.
Note di regia
Funeralopolis è stato realizzato con l’intento di raccontare da vicino le storie e gli ambienti in cui vivono i protagonisti. Questa vicinanza si riflette nell’uso della macchina da presa, così dentro all’azione che si fa compagna di viaggio dei due protagonisti. Vash e Felce la usano come confessionale e platea, rivolgendosi alla camera come se avessero davanti un pubblico, una folla di fan in delirio, pronta ad applaudire ogni loro gesto. La scelta di raccontare il mondo in bianco e nero è dettata dalla necessità di non estetizzare le immagini mostrate e il loro contenuto, uniformando tutti i momenti narrati: l’immagine in cui Vash bacia la sua ragazza assume lo stesso peso visivo di Vash che vomita per strada o di Felce che si inietta eroina. Il bianco e nero riduce il compiacimento nel mostrare il sangue delle ferite provocate dalla droga, creando distacco e dando allo spettatore la possibilità di guardare all’evento con la consapevolezza che si tratta di eventi reali, ma narrati attraverso il filtro del racconto cinematografico. La scelta di schiacciare i personaggi nell’angusto formato dell’ 1,66:1 vuole rispecchiare il disagio di un gruppo di ragazzi costretti dentro ad una realtà in cui ogni respiro è faticoso, ma non solo: come il bianco e nero, rappresenta un modo per evitare una spettacolarizzazione delle azioni inquadrate. È un formato ormai raro al cinema (dominato dai formati panoramici) e lontano dal 16:9 televisivo.
I Luoghi di Funeralopolis
Funeralopolis è ambientato per gran parte a Bresso, nell’hinterland Milanese. Bresso, dagli anni ‘70 ad oggi, ha vissuto uno sviluppo veloce e disordinato.Come conseguenza la disparità sociale all’interno della città è considerevole: non è difficile trovare monolocali in cui vivono quattro o cinque rifugiati in attesa di un futuro migliore, accanto a villette da milioni di euro. Qui si muovono, con qualche “viaggio” verso Milano o altre zone dell’hinterland, Vash e Felce.Qui sono cresciuti, tra il campetto da calcio, i murales, le risse e i litigi, le case popolari e gli appartamenti occupati. Entrambi sono prodotti di Bresso: cittadini con il sogno di fuggire dalla città, musicisti di provincia dalla cultura disordinata e amicizie variegate.