Ciò che è mancato maggiormente agli azzurri è stata la personalità. La paura l’ha fatta da padrona dall’inizio del match: errori su passaggi semplici, lentezza nella manovra e imbambolamento sul pressing avversario. E questo è stato il maggior pregio dell’Arsenal, che è andato sempre in pressione sul portatore di palla, arrivando spesso a triplicare gli uomini di Ancelotti e non lasciando spazio di manovra.
Dopo aver lasciato la prima frazione di gioco completamente in mano ai Gunners (ma al 45’ Insigne ha avuto ugualmente la chance di accorciare le distanze, sparando alto da ottima posizione), la ripresa ha evidenziato un miglioramento nella manovra partenopea. Vista la difesa alta attuata da Emery, si è spesso tentato di scavalcarla con il gioco in profondità, ma nella maggior parte dei casi c’è stato un nulla di fatto, o per l’imprecisione dei passaggi o per gli attaccanti pescati in fuorigioco. In una delle poche sortite riuscite, Insigne serve Zielinski al centro dell’area di rigore, ma il centrocampista polacco spedisce il pallone sopra la traversa in scivolata. Il tentativo di segnare la rete che avrebbe reso più agevole il ritorno ha scoperto il fianco ai contropiedi avversari, che fortunatamente non sono riusciti a tramutarli in gol.
Davvero poche le note positive di questa serata inglese. Una su tutte la straordinaria prestazione di Meret, che permette di tenere ancora in piedi le speranze di qualificazione, che con uno 0-3 sarebbero state pressoché pari a zero. Il giovane estremo difensore si è reso protagonista di almeno quattro parate decisive. Buona anche la gara di Maksimovic, che è riuscito sempre a respingere i pericoli dei londinesi. Chi invece è sembrato stranamente in stato confusionale è stato Koulibaly, non abituato ad essere il meno in forma della coppia centrale.
Insufficiente anche la prova degli attaccanti. Insigne non ha dato quello che ci si aspetterebbe da un giocatore con il suo potenziale, mentre Mertens è stato un fantasma per tutto il tempo che è rimasto sul terreno di gioco. Milik, subentrato proprio al belga verso la metà del secondo tempo, è stato completamente avulso dal gioco. Ounas, entrato a pochi minuti dal termine, ha dato invece un po’ di brio all’azione, risultando probabilmente il più pericoloso dei suoi, nonostante l’imprecisione nelle conclusioni e l’opinabilità di alcune scelte.
Ora Ancelotti dovrà strigliare i suoi e preparare al meglio la gara di ritorno di giovedì al San Paolo. L’impresa è difficile, ma non impossibile. Ma ci vorrà senza dubbio un’altra mentalità e un altro approccio alla gara. Ci vorrà un altro Napoli.
Salvatore Emmanuele Palumbo