Francesco ha indicato “la croce delle persone affamate di pane e di amore”, quella “delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti”. Altre croci sono quelle “delle persone assetate di giustizia e di pace”, di quanti “non hanno il conforto della fede”, “degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine”. La croce, ha aggiunto il Pontefice, è anche figlia della cultura dello scarto, di un mondo che opprime i più vulnerabili e indifesi:
La croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici; la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza. Tra le croci del mondo ci sono quelle dell’umanità “che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo”, delle “famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo”. Francesco ha indicato anche la croce dei consacrati che “cercano instancabilmente di portare la luce” del Signore nel mondo e “si sentono rifiutati, derisi e umiliati”. E di quei religiosi che, strada facendo, “hanno dimenticato il loro primo amore”.
Un’altra croce è quella dei figli di Dio che, cercando di vivere secondo la Parola del Signore, si trovano “emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei”. A questa si aggiunge “la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante”. C’è infine la croce della nostra casa comune “che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere”. Per tutte queste croci del mondo, Francesco invoca l’unica speranza che salva l’uomo.