Vesuvio. A marzo sismicità record con 247 terremoti

Dall'Osservatorio fanno comunque sapere che nonostante questa accentuata attività sismica non si sono evidenziate deformazioni riconducibili a sorgenti vulcaniche

Nel bollettino mensile diffuso qualche settimana fa dall’INGV Osservatorio Vesuviano viene riportata l’attività sismica che ha interessato il Vesuvio nel mese di marzo. Le informazioni ricavate dalle reti di monitoraggio che operano sul vulcano ci dicono che a marzo ci sono stati 246 terremoti, mentre nel giorno 25 dello stesso mese c’è stato uno sciame sismico di 146 terremoti.

Dall’Osservatorio fanno comunque sapere che nonostante questa accentuata attività sismica non si sono evidenziate deformazioni riconducibili a sorgenti vulcaniche ma si è trattato solo di

fenomeni di compattazione di materiale incoerente superficiale e che le analisi geochimiche effettuate sul bordo e sul fondo del cratere non hanno evidenziato variazioni significative. Di seguito la comunicazione relativa al Vesuvio presente nel bollettino dell’Osservatorio Vesuviano.

“Durante il mese di marzo 2019 l’attività del Vesuvio si è mantenuta su livelli bassi. Sono stati registrati 247 terremoti (Magnitudo massima=1.8). Da segnalare uno sciame avvenuto il 25/03 con 146 eventi (Magnitudo massima=1.6). Di questi, a causa della loro energia estremamente bassa, è stato possibile localizzarne solo 47, tutti in area craterica a profondità minori di 1 km. La bassa energia liberata durante questo sciame è evidente dalla distribuzione del numero di eventi per intervalli di magnitudo.

Infatti, di 14 eventi non è stato possibile stimare la Magnitudo a causa delle basse ampiezze non chiaramente distinguibili dal

rumore di fondo, 86 hanno avuto una M minore di 0.0, 38 una M tra 0.0 e 0.9, 6 una M tra 1.0 e 1.4 e solo 2 eventi hanno avuto una M ≥ 1.5. Nel complesso, nel mese di marzo è stato possibile localizzare 130 terremoti ubicati prevalentemente in area craterica con profondità che non superano i 2 km.

Solo pochi eventi risultano localizzati all’esterno dell’area del Gran Cono. I dati delle reti di monitoraggio geodetico non evidenziano deformazioni riconducibili a sorgenti vulcaniche ma solo a fenomeni di compattazione del materiale incoerente superficiale.

Le misure termografiche effettuate in area craterica mostrano un andamento stazionario della temperatura massima. Le analisi geochimiche effettuate sul bordo e sul fondo del cratere non evidenziano variazioni significative.”

 

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