sociale”, riferito all’anno 2018, che illustra i risultati dell’attività ispettiva messa in campo da circa 2.100 ispettori del lavoro, 391 militari del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, 1.143 ispettori dell’Inps e 284 ispettori dell’Inail.
I dati dicono che su 144.163 aziende ispezionate, 98.255 sono risultate irregolari (70%, contro il 65% dell’anno precedente), con 42.306 lavoratori totalmente in nero e ben 162.932 comunque non in regola. Particolarmente inquietante poi è la situazione per quanto riguarda gli aspetti previdenziali: qui su 14.726 aziende ispezionate, 14.001 sono risultate irregolari. L’ammontare dei contributi e premi evasi complessivamente recuperati all’esito degli accertamenti svolti è risultato pari ad € 1.356.180.092, con un aumento del 23% rispetto al dato dell’anno precedente, nonostante un decremento di circa il 10% delle imprese ispezionate.
Decremento dovuto, con ogni probabilità, al calo del personale addetto (soprattutto di quello Inps e Inail), nonostante nel rapporto 2017 lo stesso ispettorato scrivesse che gli organici sarebbero dovuti aumentare nel corso del 2018, “stante la richiesta da parte dell’Inail alle competenti amministrazioni di procedere a un’assunzione straordinaria di n. 150 nuove unità ispettive”.
dei lavoratori irregolari risulta particolarmente consistente in: Lombardia (9.922), Emilia Romagna (9.147), Lazio (9.078), Campania (7.326) e Puglia (6.729). Il primato in termini di lavoro nero va invece alla Campania, dove sono state elevate 5.502 sanzioni. Seguono Puglia (3.536 sanzioni), Lombardia (3.066 sanzioni) e Lazio (2.974 sanzioni).
Un altro “record” raggiunto nel 2018 è relativo alle sospensioni delle attività imprenditoriali irregolari: 8.797, il massimo valore sinora raggiunto. “Come per il passato – si legge nel rapporto – nella maggior parte dei casi (8.789) il ricorso alla sospensione è conseguito alla constatata occupazione di lavoratori in nero in misura pari o superiore al 20% di quelli presenti sul luogo di lavoro, mentre soltanto 26 sono state le sospensioni determinate da gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza”. Va detto che nel 90% dei casi (7.927) le sospensioni adottate sono state revocate a seguito dell’avvenuta regolarizzazione rispetto alle violazioni accertate e del versamento dell’importo dovuto a titolo di “somma aggiuntiva”.