Buffer Zone o, se si vuole, zona cuscinetto. Una porzione di territorio, che va dal Vesuvio al mare, individuata da privati ed istituzioni per interventi di riqualificazione urbana strutturale. L’obiettivo è quello di agire ”con strategie di agopuntura territoriale e con tecnologie ‘distruptive’ – distruzione creativa – sull’immenso capitale sociale dell’Area Vesuviana per emanciparla dall’attuale condizione di periferia industriale diffusa” – come si legge sul sito dell’associazione Naplest et Pompei.
Oggi presso la sede dell’Ente oplontino a firmare un protocollo d’intesa c’erano i rappresentanti del Comune, dell’Associazione ‘Naplest et Pompei’, l’Unione Industriale di Napoli e l’Associazione Costruttori di Napoli. Con questo patto l’ente guidato dal sindaco Ascione diventa il primo ad usufruire del Piano strategico di sviluppo approvato a marzo del 2018 dal Comitato di Gestione del Grande Progetto Pompei. Un enorme piano-strumento con cui il governo ha cercato di tenere insieme tutta la progettazione mista pubblico-privato volta al rilancio economico ed alla riqualificazione urbanistico-ambientale dell’area adiacente al sito Unesco di Pompei e comprendente i comuni di Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Boscotrecase, Trecase, Boscoreale.
Nello specifico, per la città oplontina, si prevede un intervento sull’area porto. Il comune sarà impegnato ad individuare le zone ‘depresse’ da valorizzare, i privati invece oltre che preoccuparsi a come assorbire l’eccedenza produrranno anche il piano strutturale dei lavori da svolgere per dare una forma concreta a concetti come rigenerazione urbana, industria 4.0, smart city, neo/terziarizzazione.
Centrale, per gli attori in campo, resta il voler mettere a profitto l’enorme potenziale dei siti archeologici e naturali presenti sul territorio, importanti attrattori economici ma sottoutilizzati per la malconcia condizione infrastrutturale e la quasi assente offerta di servizi. Sulle linee di credito che finanzieranno questa ‘grande opera’ vesuviana, seppur declinata in salsa orientale, ancora nulla di concreto tranne ‘le garanzie che i privati stanno fornendo’.
Vian