Una forte denuncia arriva dalle donne e dagli uomini che stanno rivitalizzando il fondo agricolo ‘Nicola Nappo’, 12 ettari confiscati al clan Galasso nel 2005 e assegnati lo scorso anno ad una Ats composta da Alpaa (capofila), dal circolo Arci Ferro 3 e da Finetica.
Nonostante il loro impegno per vivificare un bene sequestrato, cosa per niente facile a queste latitudini, lamentano non solo le continue minacce della criminalità nei loro confronti ma la totale latitanza delle istituzioni. La critica si rivolge in particolar modo ai Commissari a capo del comune di Scafati, prossimo alle elezioni, che mai hanno messo piede in questi mesi nel fondo, nemmeno per curiosità, e che ad ogni richiesta di supporto su diverse questioni hanno dimostrato solo indifferenza e chiusura.
“In questi primi nove mesi di gestione del bene confiscato – fanno sapere i volontari – abbiamo subito di tutto: minacce, danneggiamenti, un intero fabbricato devastato, ma nonostante tutto siamo andati avanti nelle attività, facendo persino molto più di quanto avessimo immaginato: sono stati piantati mille alberi da frutto, avviata l’elicicoltura, le coltivazioni ortive, il progetto degli orti urbani, risanato il Fondo e tanto altro ancora.
Ma la constatazione più amara che dobbiamo fare su questi mesi è un’altra: l’ostacolo più grande non sono state le minacce della camorra, ma l’indifferenza e l’abbandono delle istituzioni. In particolare il Comune
di Scafati, a cui invano in questi mesi abbiamo chiesto aiuto e supporto su diverse questioni, ricevendo soltanto indifferenza e chiusura. Più volte abbiamo invitato i Commissari a visitare il bene confiscato, per toccare con mano gli enormi progressi fatti, ma anche le difficoltà su cui soltanto la collaborazione del Comune poteva essere decisiva: in dieci mesi, i Commissari non hanno trovato mai nemmeno un quarto d’ora per venire a toccare con mano questa vittoria dello Stato sulla camorra, che però aveva e ha bisogno anche del supporto delle istituzioni. Un atteggiamento che troviamo gravissimo e incomprensibile.
Ci sentiamo in dovere di fare questa denuncia, perché bisogna raccontare quello che funziona ma anche quello che non funziona. E purtroppo, dobbiamo dirlo, qui cittadini e associazioni stanno facendo tantissimo, ma le istituzioni locali sono del tutto assenti e indifferenti.
Noi andiamo avanti, con più coraggio e determinazione che mai, e proprio nei prossimi giorni avvieremo altre attività importanti, come la coltivazione del Pomodoro San Marzano. Speriamo che anche le istituzioni si decidano a fare la loro parte!”