Modera Renato Briganti, professore aggregato di
Istituzioni di Diritto pubblico presso il Dipartimento di Economia e di Diritto dell’ambiente presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché volontario di Mani Tese Napoli.
Latouche incontra il pubblico all’Asilo per presentare i precursori dell’ormai celebre decrescita felice, rivelando la sua condizione di nano sulle spalle di giganti.
Latouche chiama a raccolta una fitta schiera di autorevoli insospettabili contronarratori, le cui lezioni indicano una possibile via di fuga dall’onnimercantilizzazione del mondo: questi numi tutelari vanno dai socialisti utopistici (Friedrich Engels, William Morris, Charles Fourier, Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi, Robert Owen) ai pensatori anarchici (Pierre-Joseph Proudhon, Michail A. Bakunin, Pëtr A. Kropotkin o Henry D. Thoreau), guide etiche cui fanno seguito i fondatori dell’ecologia politica (Ivan Illich, Cornelius Castoriadis, André Gorz, Jacques Ellul, Bernard Charbonneau, François Partant, Nicholas Georgescu-Roegen, Lanza del Vasto) cui non potevano mancare i grandi amici dell’umanità (Lev N. Tolstoj, Jean Giono, René Barjavel, Georges Bernanos, Simone Weil, Alex Langer, Laura Conti, Enrico Berlinguer, Tiziano Terzani, Pier Paolo Pasolini), tutti sostenitori dell’idea che la vita, anche in pieno Antropocene, debba avere un senso ulteriore all’autistico godimento materiale, smarcarsi dalla pulsione feticista e mortifera del possesso, per veleggiare verso l’Altro (sia umano che animale che vegetale), specialmente gli ultimi, gli esclusi, gli indesiderati.
lo sviluppo, che l’uomo può essere ridotto a una sola dimensione e torniamo cercatori di un senso da conferire alle nostre vite che sia altro e nostro. Ché la felicità non si può monetizzare, e più che il ben-essere bisognerebbe porsi il problema del bem-vivir.