In arrivo ulteriori misure per il Reddito di cittadinanza. Ad annunciarle è direttamente il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che ha dichiarato di volere estendere le misure anche ai neo-disoccupati, ovvero chi ha da poco perso il lavoro e non può richiedere il sussidio solo perché l’anno precedente aveva un reddito.
Tridico, inoltre, ha fatto il punto sulle richieste del reddito di cittadinanza: ammontano a poco più di un milione le domande arrivate nei primi due mesi all’Istituto di previdenza con un ritmo di mille al giorno. Il 75 per cento di queste dovrebbero essere accolte con un assegno medio che ammonta a 520 euro circa.
Intanto continua la mobilitazione dei licenziati e disoccupati Fiat di Pomigliano per vedere attuate le modifiche che allarghino la platea dei percettori del reddito. Sono stati proprio loro, con l’occupazione del campanile della chiesa del Carmine a Napoli qualche settimana fa, ad accendere i riflettori sulla questione ed aprire una breccia nel muro del “reddito di sudditanza”.
“Con la lotta – dicono – sono stati smascherati i limiti e le contraddizioni di questo provvedimento, fiore all’occhiello del governo gialloverde, infarcito di ostacoli e vincoli burocratici che hanno ridotto all’osso la platea dei cosiddetti beneficiari, riproducendo meccanismi discriminatori e di concorrenza tra chi aspirava a ricevere il misero sussidio vincolato a una regolamentazione capestro (Indicatore Isee, nucleo familiare e residenze, permesso di soggiorno, conti commissariati, spese controllate, avviamento coatto al lavoro e sanzioni penali per chi sgarra)”.
Decisi a non mollare la presa, rilanciano le loro rivendicazioni, provando ad estenderle su un piano più complessivo di critica allo stato di cose presenti che produce politiche discriminatorie e marginalizzanti nei confronti di sempre più grandi pezzi di società.
E’ indubbio che la domanda di reddito mira a riaggregare bisogni, ambizioni, informazioni di coloro i quali erano i falliti del neoliberismo e che ora diventano il nuovo capitale umano su cui sviluppare l’accumulazione capitalistica. Solo in teoria, infatti, questa misura anti-povertà mira a liberare spazi e tempi, in realtà ripropone, neanche tanto velatamente, la logica dello sfruttamento e della precarietà. Ad esempio, specialmente al Sud, in moltissimi saranno costretti – in base agli obblighi imposti ai percettori del sussidio – a sobbarcarsi lavori a centinaia di km da casa.
nelle zone dove la malapolitica e la corruzione l’hanno sempre fatta da padrone. E’ in questa tensione dialettica che il conflitto sociale sicuramente troverà nuova linfa: intercettare il disagio diffuso potrà – per i settori di società impoveriti e sfruttati – giocare un ruolo importante per spostare la lotta su un piano più complessivo e per rivendicare un reddito universale incondizionato.
E.I.