Il Senato ha approvato il decreto Sblocca Cantieri con 142 voti a favore, 94 contrari e 17 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera, già calendarizzato per martedì prossimo.
Per quanto riguarda il codice degli appalti, si è deciso di sospendere fino a dicembre 2020 solo alcuni punti della normativa, come ad esempio l’obbligo per i Comuni non capoluogo di fare gare attraverso stazioni appaltanti e di scegliere i commissari responsabili dall’albo Anac o lo stop all’appalto integrato. Si è elevato il tetto limite per le gare da 50 a 70 milioni, dopo i quali è necessario l’intervento del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Inoltre, fino alla fine del prossimo anno, la soglia massima per affidare dei lavori in subappalto sarà al 40%, da calcolare sull’importo totale del contratto, e sarà eliminato il dovere, fino ad ora vigente, di nominare una terna di subappaltatori. Sarà possibile assegnare i
lavori con procedura semplificata per opere al di sotto del milione di euro e i commissari per le ricostruzioni si potranno appoggiare anche a Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.
Per gli appalti fra i 40 e i 150 milioni si potrà procedere con affidamento diretto dopo la consultazione di tre operatori, che diventano 10 per una procedura negoziata di appalti fra i 150 e i 350 mila euro.
Il decreto sbloccacantieri “incide sicuramente anche sui poteri dell’Anac, prevedendo il ritorno al regolamento attuativo in luogo delle linee guida dell’Autorità”. Lo ha detto il presidente dell’Anac, Raffaele
Cantone, nella sua relazione annuale a Montecitorio.
“Non ci sentiamo di criticare questa opzione – ha aggiunto Cantone – la regolazione flessibile non è stata positivamente accolta dalle amministrazioni, abituate a regole rigide piuttosto che a criteri che richiedono l’esercizio di maggiore discrezionalità”.
“Seppure opportunamente ridimensionata rispetto ai 200 mila euro del testo originario, la previsione di una soglia abbastanza alta (150 mila euro) entro la quale adottare una procedura molto semplificata (richiesta di soli tre preventivi) aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi”.
Sono 2.573 le interdittive antimafia emesse dalle prefetture nel 2018, segnando un +56,5% rispetto al 2015. Tra il 2015 e il 2018 erano state 1.922. Nel suo discorso durante la presentazione della relazione annuale dell’Anac, il presidente, Raffaele Cantone, ha definito questa crescita “un segnale di quanto le organizzazioni criminali stiano infiltrando l’economia legale”.