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CMO, tavolo in Regione: in ballo 69 posti di lavoro

Continua la vertenza dei 69  lavoratori del CMO di Torre Annunziata, licenziati nel 2018. I dipendenti del centro specialistico sono senza lavoro da un anno, da quando cioè lo stabile che ospitava i reparti della  Medicina Nucleare, sito in via Roma, fu sequestrato e chiuso – dopo un’indagine della Procura oplontina – per un presunto abuso edilizio.

Una vertenza, questa, in cui il tempo gioca un ruolo fondamentale: ricordiamo che al momento del licenziamento collettivo, concordato tra azienda e parti sociali, tra le clausole era previsto il reintegro in via prioritaria di tutti quei lavoratori espulsi al momento della chiusura del polo specialistico se l’attività di erogazione del servizio sanitario fosse ripartita entro 24 mesi.

E’ anche per questo motivo che il Comitato lavoratori Cmo ha spinto sull’acceleratore: “ l’amministrazione comunale non si muove, l’Asl nicchia, ci siamo mossi noi. Abbiamo bisogno di risposte e vogliamo che ci vengano date. Qualche mese fa abbiamo istruito noi la pratica col Difensore Civico per cercare di

velocizzare il procedimento di trasferimento della medicina nucleare nel nuovo stabile di via Roma per far si che il nostro destino non sia ostaggio delle pastoie burocratiche” – così alcuni portavoce del comitato.

Ed un risultato l’hanno ottenuto: martedì 18 giugno, infatti, il Difensore Civico ha convocato un tavolo tecnico in Regione – centro direzionale isola F8 – cui sono invitati a partecipare il Commissario al Servizio Sanitario Regionale campano, Vincenzo De Luca, il sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione, il direttore dell’ASL Na3 sud, Antonietta Costantini, una rappresentanza della proprietà del Cmo ed una delegazione dei lavoratori in lotta per garantirsi l’occupazione.

Oggetto di discussione del tavolo l’esame congiunto del ricorso – presentato dai legali dell’azienda e dai lavoratori – contro il ‘niet’ iniziale da parte del comune al rilascio della Scia per i lavori di ristrutturazione della nuova sede di medicina nucleare. Nuova sede, che nel frattempo, è quasi pronta:  grazie al dissequestro

temporaneo – concesso dalla Procura – della vecchia struttura è stato possibile, finalmente, trasferire i costosi macchinari nel nuovo stabile.

Ora, alla luce della mutata condizione strutturale, la vicenda è tutta legata all’iter autorizzativo: se gli enti preposti, ASL in testa, daranno un parere favorevole il servizio potrà riprendere in tempi rapidi garantendo così un futuro ai 69 lavoratori – ed alle loro famiglie – da troppo tempo ormai lasciati in un limbo di incertezza e precarietà

E.I.

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