“Nel 2015 i nostri tesori erano in viaggio verso il Giappone e ottenevano un riconoscimento significativo per il loro indiscutibile valore. Conosciuti nel mondo, ma non a Terzigno”. L’incipit del presidente del GAL “Vesuvio Verde”, il sindaco di Terzigno Francesco Ranieri, al tavolo dedicato alle bellezze storiche, artistiche, architettoniche, culturali terzignesi, è scaturito dall’amara consapevolezza che la cultura non ha ricoperto sempre un ruolo di primo piano, anzi spesso è stata messa da parte per dare spazio ad altri macrosettori ritenuti più produttivi in termini di turismo e sviluppo del territorio. “Invece – ha incalzato il presidente – proprio la cultura merita di essere considerata al di sopra di tutto. È un motore che genera risorse solide, contiene le nostre radici, rappresenta la base su cui fondare il presente ed il futuro dell’area vesuviana, della Campania e dell’Italia. Ritengo doveroso, quindi, ringraziare coloro che si sono spesi, negli ambienti della politica romana, regionale e locale, e nelle aree professionali e tecniche di riferimento, facendo tutto il possibile per riportare i reperti al loro posto, nella terra d’origine: finalmente Terzigno è annoverata tra i paesi che si contraddistinguono per le preziose potenzialità da esplorare. Noi siamo il territorio di Cava Ranieri, del museo emblema, del magnifico Parco del Vesuvio, e dobbiamo esserne orgogliosi”.
L’intervento di Francesco Ranieri è culminato con l’annuncio dell’inaugurazione della mostra archeologica prevista per il 19 settembre al Matt (Museo archeologico territoriale terzignese), un evento storico su cui il presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, Agostino Casillo, ha voluto pronunciarsi con determinazione: “Abbiamo apprezzato il lavoro di ricerca e studio condotto finora, tanto da investire 200mila euro nel progetto per la valorizzazione del patrimonio archeologico, sposando ben volentieri un fine comune sociale e culturale, nonostante sapessimo dal principio che ci saremmo allontanati dalla nostra mission principale, quella della tutela della biodiversità. Lo abbiamo fatto per vedere crescere il nostro territorio, e siamo fieri di aver intrapreso questa direzione. Per la prima volta si ragiona su un sistema territoriale ampio, non esiste più una visione ristretta. Il Grande Progetto Vesuvio, infatti, si integra con il piano di rilancio della Buffer Zone nell’ambito del Grande Progetto Pompei e con gli investimenti della Regione Campania, con una strategia di lungo periodo”.
Hanno preso parte alla conferenza stimatissimi relatori: l’assessore al Turismo del Comune di Terzigno, Genny Falciano, l’archeologo Mario Cesarano (Mibac), gli architetti Pasquale Miano, Celestino Casalvieri e Nicola Cozzolino.
L’intervento dell’archeologo Antonio De Simone, docente presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha fatto da trait d’union nel panorama delle riflessioni e delle considerazioni esposte al tavolo moderato dal giornalista Lucio Canzanella: “La mostra – ha evidenziato il professore straordinario di Storia dell’Architettura antica – vuole essere l’assaggio del museo vesuviano. Terzigno ha grandi tesori: oggetti di oreficeria e di argenteria, manufatti in terracotta, mosaici e pitture che hanno lo stesso valore di quelle della villa di Fannio Sinistore o di Villa dei Misteri. Oggi teorizziamo che c’è un territorio oltre Pompei. La nostra finalità è soprattutto quella di contribuire ad un processo di ricostruzione dell’identità.”
In questo spazio dedicato alla cultura, la presentazione del libro “Le ville romane di Terzigno” di Angelo Massa e Davide Auricchio, Il Quaderno Edizioni, ha rappresentato un viaggio a ritroso nel tempo, ma anche una visione che schiude nuovi scenari. Gli autori, architetto il primo, critico d’arte il secondo, consigliano di interpretare il testo come un “invito appassionato a guardare il nostro territorio da una prospettiva inedita, alla scoperta del Genius Loci, da amare e salvaguardare. Una storia che parte da molto lontano, ambientata nel II secolo a. C., in piena età repubblicana, in quella che doveva essere parte della vasta periferia dell’Ager Pompeianus, disseminato di ville rustiche, come comprovano gli insediamenti di epoca romana venuti alla luce a Terzigno, nella Cava Ranieri, a partire dal 1981”.