Circumvesuviana, prima i turisti. Linea Poggiomarino di fatto soppressa

Per la seconda domenica consecutiva l'EAV, in modo discriminatorio, concentra il suo servizio viaggiatori sulla linea Sorrento lasciando migliaia di pendolari a piedi sulla direttrice Pompei Santuario

I pendolari della linea Napoli-Pompei-Poggiomarino continuano ad aspettare invano un treno della Circumvesuviana la

 

domenica. Ieri, infatti, ci sono state solo tre corse effettuate in mattinata e lo stesso in serata, con un ‘buco’ di oltre 11 ore che ha generato un grande disagio tra gli abbonati ed i tanti cittadini che si spostano per raggiungere i nosocomi napoletani piuttosto che raggiungere le località della costiera facendo scalo a Torre Annunziata.

L’EAV aveva annunciato che la situazione verificatasi il 23 giugno era una sperimentazione – il potenziamento della linea Sorrento sulla quale viaggiano i turisti – e che la situazione non si sarebbe più verificata. Ma tant’è che ieri, per i tanti viaggiatori in attesa, oltre il binario solo il deserto.

Ancora una volta una scelta discriminatoria da parte della holding dei trasporti controllata dalla Regione: non si può garantire un servizio di serie A e declassare invece una tratta perché ritenuta poco redditizia. Il trasporto pubblico è un servizio universale e va garantito il diritto alla mobilità di tutti, non solo dei turisti.

Tanti tra quelli che si sono trovati di fronte alle stazioni chiuse credono che L’EAV è pronta ad estendere questa situazione anche durante la settimana. In sostanza la linea Poggiomarino, che tra le sue fermate ha Pompei Santuario, Boscotrecase porta d’accesso al Vesuvio, Boscoreale con il suo sito archeologico, Scafati e via discorrendo rischia seriamente di diventare un binario morto.

Eppure, in tale contesto, l’impegno dell’azienda ad investire 70 milioni di euro per riprogettare l’intera zona della stazione di Pompei con l’eliminazione di quattro passaggi a livello continua. A leggere questa

situazione in filigrana le contraddizioni aumentano: si cerca in tutti i modi di spendere denari pubblici per un’opera, per di più nel merito contestata da cittadini e comitati, invece di dedicarsi a rendere almeno ‘normale’ la prestazione del trasporto su rotaia sulla direttrice in questione. Qualcosa non torna. Se di fatto si sta ‘sopprimendo’ una linea, a cosa serve spenderci i soldi per apportarvi dei ‘miglioramenti’?

In tutto questo bailamme assordante è il silenzio dei sindaci delle stazioni ‘tagliate fuori’: insieme dovrebbero far pressione sui vertici della politica regionale per farsi garantire un servizio indispensabile oltre che per garantire i diritti dei viaggiatori.

E.I.

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