Venerdì letterario presso la libreria Mondadori di Castellammare con lo scrittore Raffaele Bussi che ha presentato il suo ultimo libro “Ulisse e il cappellaio cieco ” (Armando editore, pagg.144), con una bellissima copertina dove è raffigurata la sirena Partenope. Ha gestito la presentazione con la consueta maestria e precisione la professoressa Carmen Matarazzo, presidente dell’associazione Achille Basile, con l’esegesi del romanzo, mentre ha collaborato con suoi interventi il giornalista Ernesto Manfredonia.

La moderatrice della presentazione, professoressa Matarazzo, ha letto e commentato alcuni passi del libro che è stato segnalato tra i sessanta per il premio Strega 2019, vinto quest’anno dallo scrittore Scurati. Sicuramente questo un ottimo biglietto da visita per il romanzo. La presentazione si è aperta leggendo una una parte del prologo, dove l’autore parla a sé stesso. È un invito a narrare da parte dello scrittore Raffaele Bussi.
“La figura di Ulisse è tra le più note come metafora, alla stregua di quella di Joyce.
C’è un analogia con quello di Dante, che vuole superare l’ignoto passando le colonne di Ercole”- ha sottolineato la professoressa Matarazzo, che continua nella propria analisi del testo – “Il personaggio nel metafora dovrebbe scoprire le cause dei malesseri della società e dell’Europa.
C’è Minerva che lo sprona a fare ciò.
C’è una forma di depressione per Ulisse.
Lui deve compiere un’avventura per espiare a una sua colpa, infatti l’Ulisse di Bussi è stato punito per aver progettato il cavallo di Troia.
È un Ulisse molto umanizzato. È un uomo che trova difficoltà a relazionarsi con Penelope per dirle che deve partire.
Ulisse poi glielo dice e fa come Enea che dà la colpa agli dei per la sua nuova partenza.
Penelope è un modello di virtù. Si fa riferimento a schemi dove
agli uomini toccava la gestione del mondo esterno, alle donne invece quello del focolaio domestico”.
È un testo complesso, ma fluido impostato su tre piani temporali.

Il cappellaio cieco è Varoufakis, un nome che fa riferimento a un politico greco e che è chiaramente una metafora. Lui viene reso cieco. Gli dei sono il potere. Con il cappello che trova in un negozio a Itaca, acquisisce la capacità di vedere il futuro. Il cappellaio cieco deve guidare l’avventura con i due che partono da Atene e vanno a Neapolis, Cartagine e poi New York. Il viaggio si conclude davanti alle colonne d’Ercole, dopo mille peripezie e incontrando vari personaggi come Solone, Nestore, Didone.
Vanno a Neapolis e scoprono la terra dei fuochi. In definitiva, attraverso la la narrazione fantastica, si fa un quadro della realtà odierna senza dare risposte .
È una riflessione su cosa è oggi l’Europa lasciando pensare liberamente il lettore sugli interrogativi e domande del libro”.
Nel romanzo c’è la costante del viaggio attraverso cui l’autore si interroga su cosa è oggi l’Europa e se si riusciranno a costituire un giorno gli Stati Uniti d’Europa, in similitudine con quelli d’America, ma prondamente diversi in quanto a cultura, con un solo presidente, una sola lingua, un solo esercito, e non solamente basati su un assunto meramente economico come quello della moneta unica.
Passando attraverso i personaggi del mito e ad accadimenti fantastici, possiamo dire che è un romanzo di grande contemporaneità dove l’autore utilizza varie metafore, come per esempio quello della città di New York, destinazione finale della coppia Ulisse -Varoufakis, che rappresenta l’ignoto.
Il romanzo di Bussi ha avuto grande successo anche nel mondo delle scuole stabiesi dove gli studenti sono rimasti colpiti dalla storia del mito ed entusiasti della verve narrativa dell’autore stabiese e della sua capacità di agganciare la realtà tramite un’elaborazione narrativa dai temi fantastici.
Domenico Ferraro