Musica, pas de deux, variazioni, questo c’è, ma diventa solo cornice alla storia di un bambino nato a Ufa nelle terre fredde e ricoperte di neve dell’Unione Sovietica, amato dalla madre in una piccola e povera casa dove assiste ai sacrifici di lei. La narrazione diventa così un continuo flashback tra presente e passato.
Il regista ed attore britannico, Ralph Fiennes, racconta la storia del “corvo bianco”, un bambino che già dalla sua infanzia si distingue dagli altri, diverso nel carattere e nell’anima di piccolo uomo.
Ralph Fiennes, colto, aristocratico ed amante dell’arte, viene folgorato dalla figura del giovane Nureyev, attraverso la lettura di una biografia del ballerino russo scritta da Julia Kavanagh dal titolo “Rudolf Nureyev The Life”.
Nureyev, interpretato dal ballerino ucraino Oleg Ivenko, è ossessionato dalla conoscenza dell’arte, dalla pittura alla scultura, incontenibile ed a tratti prepotente pur di sapere, conoscere, imparare, perché un ballerino non può essere un superficiale se pur un buon conoscitore della tecnica della danza, ma deve evolversi come artista. Questo principio che poteva renderlo di fronte agli altri un esaltato, sarà determinante nel rivedere la figura del danzatore. E così, anche in palcoscenico l’evoluzione continua, il ballerino deve diventare interprete, deve danzare, saltare, essere un virtuoso ed un protagonista in scena.
Il maestro Alexander Puskin, interpretato dallo stesso Fiennes, suo insegnante dell’Accademia Vaganova di Leningrado, lo aiuta e lo asseconda in ogni modo. Ma Nureyev, allievo in una scuola tra le più prestigiose al mondo è un ribelle e si sente oppresso dalla disciplina ferrea dettata non solo dall’insegnamento di una tecnica, ma anche dall’ambiente politico e sociale che il paese sovietico in quel momento esprime.
Ralph Fiennes racconta la differenza di due grandi paesi e la lotta ideologica tra Est e Ovest, la guerra fredda e l’impossibilità di convivere intellettualmente. Avrà con i suoi amici una frequentazione costante e riusciranno a salvarlo da un minaccioso ritorno in patria da parte degli uomini del Kgb, che tentano di isolarlo dalla compagnia di ballo in partenza per Londra. Nureyev resosi conto di tutto ciò e del pericolo a cui sarebbe andato incontro, chiede asilo politico, rompendo definitivamente ogni rapporto con la sua patria natia.
Qui termina il film, così come la prima parte della vita del giovane Nureyev, si scardina un confine non solo territoriale e politico, cade una barriera per un artista pronto a crescere ed a migliorare sempre se stesso dando un grande impulso a quello che sarà la figura del nuovo danzatore, diventando, nel mondo, uno dei grandi interpreti dell’arte tersicorea.
Alberto Sant’Elia