Domenica 28 luglio, alle 21,00, l’ironica verve teatrale di Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza offrirà al pubblico di Positano una serata di non banale divertimento con lo spettacolo “STATUE UNITE”, scritto e diretto dallo stesso Tartaglia, e con Peppe Miale.
Lunedì 29 luglio, alle 21,00 con “CELESTE” sarà in scena uno spettacolo che tratta, da un’originale angolazione, una delle pagine più drammatiche del ‘900, la Shoah. A dirigere gli interpreti (Francesca Borriero, Roberto Ingenito e Claudio Boschi, è lo stesso autore del testo, Fabio Pisano, che recentemente è stato insignito del premio Hystrio nella sezione degli autori under 35.
STATUE UNITE
scritto e diretto da Eduardo Tartaglia
Quasi duecento anni sono passati, da quando il grande scrittore francese lasciava la nostra città con la morte nel cuore. Ciò che a nostro avviso maggiormente contrasta con quella definizione del 1817, è proprio quell’aggettivo: “gaia”. Che così difficilmente, adesso, anche l’animo più ben disposto assocerebbe alla strada. Popolosa ancora, certo; ma priva, ahinoi, di quel sentimento di letizia che pure doveva evidentemente caratterizzare il suo glorioso passato. Così, tra ambulanti venditori di ogni sorta di mercanzia contraffatta; giocolieri tristi; malinconici
suonatori; improvvisati artisti di strada, quasi tutti provenienti da un altrove lontano e tutti vanamente alla ricerca di un’attenzione che stenta ad arrivare da parte di chi è preda solo dei propri affanni, facciamo finalmente il nostro incontro con Raffaele ed Adelaide. Che, nella quiete della notte, appaiono ora invece le uniche presenze fantasmatiche ed irreali di una via Toledo desolatamente deserta e spettrale. Artisti?… Maghi?… Illusionisti?… Mimi?… Cialtroni?… Chissà … Interpreti, forse: di un copione antico e modernissimo. Offrire, in assenza di altro, lo spettacolo di sé. Fare del proprio corpo un’esibizione. Dare della propria materialità una sorta di rappresentazione. Avvolti da ampi camicioni di un vistoso colore arancio; ricoperti da turbanti dal sapore vagamente orientale; con le gambe conserte nella tipica postura siddhàsana; catturano l’attenzione dei passanti (o questo almeno nei loro auspici …) grazie ad un misterioso artificio, una magia, un prodigio nascosto.
Il trucco c’è, ma non si vede! Ed è questo che conta. Da sempre.
CELESTE
testo e regia: Fabio Pisano
con Francesca Borriero Roberto Ingenito Claudio Boschi
Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche vecchia ma non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma
spietata storia. La storia della “pantera nera”. Di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice. Di vendere gli ebrei. I suoi concittadini. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto italiano; coloro i quali venivano “salutati” con un cenno della mano da colei la quale era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non aveva scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquantamila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia, doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.