Caos e animi esasperati in via Lepanto nelle prossimità della casa di riposo Carmine Borrelli. Comitati, familiari e cittadini sulla strada ad assistere e commentare, anziani e dipendenti nella struttura a protestare.

La protesta contro la chiusura della struttura e il trasferimento degli anziani e la rivolta degli operatori, da oggi licenziati, che hanno minacciato di darsi fuoco salendo sul tetto della struttura.

Il comune di Pompei vorrebbe chiudere la struttura che ospita una trentina di anziani per alcune gravi carenze strutturali, avviando il trasferimento degli ospiti in altre strutture per poter operare i necessari lavori di ristrutturazione, stando alle ultime relazioni tecniche, molto invasivi e impossibili da attuare in presenza degli ospiti.

Questa mattina la goccia che ha fatto traboccare il vaso della protesta. I dipendenti sono stati licenziati e al loro posto, nella gestione della struttura, che è ufficialmente ormai chiusa, sarebbe dovuta subentrare una cooperativa con nuovi operatori. A questo punto è scoppiata la protesta con gli ormai ex dipendenti che sono saliti sul tetto della Casa di via Lepanto, che, cospargendosi di benzina, hanno minacciato il gesto estremo e chiesto un confronto con i vertici comunali.

Gli operatori in protesta si chiedono, fermo restando l’inagibilità della struttura e quindi la necessità dello sgombero, come sia possibile e quale sia il senso del loro licenziamento per far rientrare nella stessa struttura dei nuovi operatori.

La colpa per i dipendenti, che da oggi sono senza lavoro, è tutta della politica che ha fatto affondare  l’Aspide, la municipalizzata che ha gestito negli ultimi decenni la struttura, e non certamente dei dipendenti che in questi anni hanno sempre svolto con coscienza il proprio lavoro. Enormi i danni fatti dalle amministrazioni che si sono susseguite e che – a detta degli operatori – non hanno saputo fare altro che creare un buco di 1milione e 200mila euro, buco che la politica attribuirebbe alla struttura che costerebbe mille euro al giorno.

Secondo il comitato che difende l’ospizio dietro la chiusura ci sarebbero altri interessi, primo fra tutti il sottopasso che dovrebbe essere realizzato proprio nell’area della Casa Borrelli e che prevenderebbe anche l’abbattimento e la ricostruzione in altra posizione della cappella annessa alla casa di riposo. Il tutto nell’ambito progetto Eav che prevede un impegno di quasi 70milioni di euro ma che al momento è osteggiato dai comitati cittadini “No sottopassi” che parlano di un progetto assurdo che spaccherebbe in due la città senza alcun beneficio per la popolazione e per il tessuto sociale.

Alfonso Carotenuto, membro del Comitato Concetta D’Arienzo, si è fatto portavoce dei residenti dell’ospizio pompeiano, leggendo pubblicamente il volantino prodotto dallo stesso comitato che parla di interessi reconditi e, attaccando l’amministrazione Amitrano, di uno sgombero “senza cuore” in pieno agosto. Carotenuto parla anche di una relazione del 2016 a firma dell’ing. Fiorenza che non parla di interventi tanto drastici ma ritiene la palazzina agibile per la destinazione d’uso attuale pur rilevando la necessità di interventi di ristrutturazione degli intonaci esterni. Ma il comitato non si ferma qui e tira in ballo anche la Chiesa di Pompei. Carotenuto non si spiega come mai non ci sia stata alcuna posizione presa da mons. Caputo sul fatto che nel progetto di ristrutturazione, che si intreccia con il progetto Eav, sia previsto l’abbattimento di una chiesa consacrata. La stessa Chiesa pompeiana ha poi messo a disposizione del Comune il terreno dove ricostruire il luogo sacro annesso alla Casa Borrelli e allora “…perché non chiedere che venga prima realizzata la nuova chiesa e poi abbattuta quella che dovrà essere asservita alla realizzazione del sottopasso?”

E’ pur vero che la matassa non è proprio semplice da dipanare, anche alla luce dei rapporti creatisi tra i tanti ospiti della struttura e con gli operatori che dopo tanti anni hanno concretizzato relazioni di tipo familiare. Molti degli anziani temono di essere separati dai compagni di questo loro tratto di vita e di perdere abitudini e quotidianità che nella struttura di via Lepanto oggi li fanno sentire a “casa”, tra amici e sicuri di un degno futuro.

Dal canto suo il primo cittadino ha tenuto a chiarire che, nonostante quanto veicolato dai comitati anche attraverso i mezzi di comunicazione e i social, questa mattina assolutamente non c’era alcuna volontà di sgomberare gli anziani.

“Tengo a precisare che abbiamo un’ordinanza che prevedeva lo sgombero al 15 luglio e quindi già abbiamo dato del tempo in più. Del resto il Tar, in prima istanza, non ha dato la sospensiva agli anziani che hanno fatto ricorso, per cui è chiaro che la casa di riposo dovrà essere sgomberata.

La cosa che voglio precisare è che non c’era nessuna data in programma per lo sgombero degli anziani. E’ stato tutto fomentato da coloro che attualmente e da mesi stanno aizzando i cittadini dipingendoci come degli speculatori, degli incapaci senza cuore.

Il fatto è che per il momento non abbiamo alcuna intenzione di attuare uno sgombero coatto, così come è stato detto in strada in mattinata, ma proprio ieri abbiamo avuto la comunicazione che i dipendenti sono stati licenziati. Il liquidatore dell’Aspide ci ha mandato questa comunicazione e quindi noi, da oggi, avevamo giustamente l’obbligo di provvedere agli ospiti dell’ospizio. Ci siamo così caricati della responsabilità di portare lì degli operatori socio sanitari altamente qualificati e abilitati a tutte le mansioni per accudire gli anziani in tutte le loro necessità”.

Sulla necessità di sgomberare l’immobile per effettuare i lavori e relativamente alla relazione del 2016 di cui parlano i rappresentanti del comitato pro anziani, il sindaco Amitrano ha dichiarato: “La relazione che richiede l’intervento urgente per  la struttura ci è stata redatta da uno studio di ingegneria e parla di manutenzione straordinaria e ordinaria e di pericolo per la Casa Borrelli. E’ chiaro che noi come amministrazione siamo i primi a voler tutelare gli anziani, però nel momento in cui si dovrà intervenire non potremo certamente tenere gli ospiti all’interno.

Si stanno dicendo tantissime sciocchezze. Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare gli anziani senza il nostro supporto ma ci aspettiamo anche un po’ di comprensione da parte della gente.

Ho avuto la possibilità – conclude Amitrano – di leggere il volantino distribuito questa mattina. Non permetto assolutamente a nessuno di dare un’immagine negativa di Pietro Amitrano, della mia amministrazione e soprattutto non voglio che si tocchino i miei familiari. Ho quindi deciso di fare un esposto-denuncia per quello che è stato detto, per quanto è stato scritto e per quello che si sta facendo ancora. Non abbiamo assolutamente nessuna intenzione di essere ancora passivi. Abbiamo subito abbastanza”.

Ai manifestanti che richiedevano la sua presenza questa mattina in via Lepanto, il sindaco si ha risposto di essere disponibile ad ospitare in qualsiasi momento una delegazione dei manifestanti a Palazzo De Fusco.

In conclusione, nonostante quanto passato attraverso i media, anche nazionali, questa mattina non si è trattato della protesta per evitare agli anziani ospiti della Casa Borrelli una diaspora sotto l’assurda calura di questi giorni, con tutte le conseguenze sociali, morali e di salute che si sarebbero potute creare, ma si è trattato della protesta, per certi versi più che legittima, di un gruppo di lavoratori che hanno provato a difendere il proprio posto di lavoro.

Forse lo sfondo dell’ospizio sgomberato con gli anziani depressi e in lacrime è stata una “vetrina” che ha amplificato la protesta, ottima per attirare l’attenzione, ma, alla luce dei fatti, i titoloni che parlano di anziani allontanati dalla loro “Casa” e di operatori in protesta non risultano del tutto veritieri. Al momento gli anziani, sia pure sotto la spada di Damocle di un prossimo sgombero, restano nella “loro” Casa Borrelli.

Se poi i lavori alla struttura pompeiana, che dovrebbero rientrare nel tanto contestato progetto Eav con relativo abbattimento e ricostruzione della cappella, siano realmente necessari o semplicemente parte del grande investimento gestito dalla Regione Campania è tutta un’altra storia.

Gennaro Cirillo

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