Il vertice dei ministri dell’Interno di Malta, Italia, Francia e Germania, allargato al ministro dell’Interno finlandese (in quanto Paese che ha la presidenza di turno Ue) e commissario Ue per gli Affari interni, ha prodotto un documento comune sulla questione migranti. L’annuncio nel corso di una breve conferenza stampa a La Valletta, da parte del ministro dell’Interno maltese, Michael Farrugia.
Sono quattro i punti su cui i cinque paesi e la commissione Ue hanno trovato l’accordo, che dovrà ora essere sottoposto agli altri stati aderenti all’Unione Europea. Tra questi punti c’è quello che prevede la redistribuzione di tutti i richiedenti asilo e non esclusivamente di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato.
Innanzitutto, ha spiegato il ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese, viene stabilita la “rotazione volontaria” dei porti di sbarco, non solo quando quelli di Italia e Malta sono saturi. “E questo non era scontato”, ha detto il titolare del Viminale.
In sintesi, l’accordo prevede: la “redistribuzione dei migranti su base obbligatoria” con un sistema di quote che verrà stabilito tra chi, dei 28 paesi dell’Ue, parteciperà all’intesa; tempi “molto rapidi” (4 settimane) per i ricollocamenti; la redistribuzione di tutti i richiedenti asilo.
Il sistema messo a punto stabilisce che una volta decisa la quota da ridistribuire, i migranti verranno inseriti direttamente nella banca dati del paese di destinazione, che si farà carico anche degli eventuali rimpatri, e non in quello di primo approdo.
L’intesa raggiunta ieri, riguarda solo i migranti soccorsi dalle navi delle Ong e da quelle militari, ha spiegato il ministro dell’Interno. Dall’accordo sono invece esclusi tutti quei migranti che autonomamente raggiungono le coste della fortezza europa. Ovvero quelli che vengono appellati come “sbarchi fantasma” e che già da prima non prevedevano nessun protocollo particolare.
Inutile sottolineare come nessuna parola è stata spesa invece per tutti quei migranti, clandestini senza documenti o in attesa dell’esito della domanda di asilo, che sono reclusi nei ‘lager’ europei, chiamati CPR in Italia e CRA in Francia o con altri freddi acronimi nel resto del continente. In queste prigioni i reclusi inscenano quotidianamente proteste, scioperi della fame, appiccano incendi per le condizioni inumane in cui sono lasciati marcire, sotto un controllo poliziesco spesso violento e arrogante e la minaccia di essere deportati in qualsiasi momento. Ma per queste persone il destino è segnato: i dispositivi concentrazionari messi in campo da tempo dalle politiche europee non prevedono riposizionamenti, nè tanto meno ripensamenti. Sotto la coltre della propaganda solidale si annida sempre la faccia feroce, sempre la stessa, di un Europa che produce politiche di immigrazione volte soprattutto ad ottenere, gestire e selezionare solo i lavoratori e le lavoratrici più ricattabili per mantenere a zero il costo del lavoro e, di fatto, reintrodurre la schiavitù nel mercato economico.
E.I.