Numeri, null’altro che numeri in barba a tutte le logiche educative, a offerte formative già proposte e scelte da genitori e alunni e ai tanti giovani pompeiani e non che frequentano le scuole cittadine. Scuola pompeiana stravolta nell’organizzazione da una delibera di Giunta che nei fatti opera un dimensionamento dei quattro istituti cittadini.

La riorganizzazione delle scuole sottodimensionate con l’accorpamento ad altri istituti presenti sul territorio scatta automaticamente in caso di iscrizioni sotto le seicento unità. In pratica le scuole che non raggiungono i 600 alunni diventano parte integrante delle altre scuole viciniori. Una scelta legislativa che tende all’ottimizzazione delle risorse da parte dell’Ente regionale, che deve intervenire nei casi descritti. Quanto accaduto a Pompei, che nei giorni scorsi ha visto una “razionalizzazione” delle risorse scolastiche, appare oggettivamente strano. Nessuna delle scuole cittadine risulta sottodimensionata, e quindi a rischio accorpamento, ma il Comune ha sentito la necessità di intervenire a scopo preventivo.

Sì. Certo! A scopo preventivo, perché il dimensionamento di cui parla la legge va effettuato a fronte di numeri insufficienti, numeri che saranno noti solo dopo le iscrizioni per il prossimo anno e quindi nei primi mesi del 2020, non ad anno scolastico in corso, ad iscrizioni chiuse e a numeri per nulla insufficienti.

Sapete come si fa per far passare qualcosa di quanto meno prematuro per fattibile? Si cambia nome all’operazione e così di colpo il tutto appare possibile e i “questuanti” possono essere soddisfatti. Il dimensionamento è diventato razionalizzazione e quindi si è proceduto liberamente.

Una decisione presa e confermata dalla Giunta comunale in tempi brevissimi. Appena dieci giorni per rifare un piano territoriale e una equa “spartizione” degli alunni iscritti. Apparentemente, infatti, a far scattare l’idea di dimensionare, o meglio, “razionalizzare” le risorse potrebbe essere stata, come si legge nella stessa delibera, una nota prot. 45310 del 16 settembre 2019 a firma del Dirigente dell’Istituto Comprensivo Matteo della Corte ad oggetto “razionalizzazione rete scolastica”. E così, preventivamente, il comune per “salvare” la quarta, solo in ordine di iscritti, Istituzione scolastica cittadina, ha deciso di smembrare gli altri istituti scolastici e riaccorparli in base ad una “razionalizzazione” territoriale di cui nessuno si era preoccupato finora; di “punire” chi ha sempre ben operato ottenendo risultati importanti in ordine di iscrizioni per “premiare” chi, forse, potrebbe raggiungere risultati migliori proprio con un giusto, e magari meritato, dimensionamento.

C’è anche un altro aspetto di tutta la questione su cui riflettere. Lo stesso provvedimento che prevede l’accorpamento di istituti “poveri” di alunni nasce anche dall’esigenza di ottimizzare le risorse economiche di Stato e regione. Volendo proprio parlare di numeri e soldi, siamo difronte a poco più di 3mila utenti: e allora perché non pensare ad una razionalizzazione della rete scolastica “seria” e veramente proficua economicamente? Una vera ottimizzazione e razionalizzazione delle scuole pompeiane sarebbe stata la riorganizzazione di solo tre Istituti comprensivi con poco più di mille alunni ciascuno. Ma Pompei sentiva forte l’esigenza di “salvare” la “Matteo della Corte” e mantenere quattro strutture con quattro dirigenti, quattro segreterie, quattro di tutto e buonanotte alla razionalizzazione e al dimensionamento che in genere tende principalmente a restringere le spese. Se non fosse stato questo l’obiettivo del legislatore sarebbero potute restare anche le scuole con meno dei famigerati 600 alunni.

Tanti i dubbi su questa decisione per la quale è stato possibile trovare il tempo anche in un momento di piena tempesta per l’ente comunale pompeiano con non pochi problemi di ordine principalmente sociale, con troppi cittadini che contestano l’amministrazione Amitrano su argomenti ben più onerosi e vitali per il futuro della città. Una matassa ingarbugliata la storia amministrativa di Pompei degli ultimi mesi con al centro il tanto contestato, approvato e ancora avverso progetto Eav, con incomprensibili soluzioni urbanistiche, sottopassi compresi, che, oggettivamente, danno una nuova viabilità alla città (come dice il sindaco) ma spaccano in due Pompei forse ancora di più di quanto fanno oggi i passaggi a livello da abolire. Ma parliamo anche dell’operazione “Casa Borrelli” legata a doppio filo con il progetto dei “sottopassi” e ancora del grave deficit economico che vede una delle città più famose al mondo “orfana” della Polizia Municipale soprattutto nei momenti più critici. Periferie abbandonate, viabilità improponibile, strade al limite della percorribilità, commercio allo sbando: eppure c’è il tempo di riorganizzare la rete scolastica, il tutto con un mezzo gioco di prestigio lessicale. Infatti, pur di poter operare senza porgere il fianco a prevedibili opposizioni, si è evitato di chiamare l’operazione con l’impossibile definizione di “dimensionamento” chiamando “razionalizzazione” il piano appena approvato in Giunta.

Una riorganizzazione delle scuole cittadine che ha tanto dell’operazione politica e nulla dell’attenzione alle esigenze degli utenti. All’inizio del prossimo anno scolastico molti alunni non ritroveranno alcuni dei propri maestri, dato che questo, nei fatti dimensionamento, porterà come primo effetto la migrazione di insegnanti che si troveranno senza più la propria sede, vedi una trentina di docenti del Primo Circolo Didattico, costretti a migrare nelle nuove sedi create dall’ampliamento degli altri istituti o addirittura in altri comuni. Insegnanti che a loro volta saranno costretti a migrare anche dagli istituti ampliati perché scalzati dagli aventi diritto in quanto perdenti posto e così via in un indegno gioco dei quattro cantoni. Cosa ancora più grave per gli alunni diversamente abili che, di punto in bianco, dovranno ripartire con nuovi insegnanti, perdendo anni di lavoro, abitudini ed intese raggiunte con lunghe ore di lavoro e pazienza.

Ma le cose a Pompei vanno così. Vorrà dire che l’amministrazione Amitrano avrà colto un’altra occasione per fare incetta di critiche che avrebbe potuto facilmente risparmiarsi.

Gennaro Cirillo

Ecco il quadro della “Razionalizzazione”

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