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Istat, economia dell’area euro in rallentamento

Le turbolenze geopolitiche, associate alla riduzione dei flussi di commercio mondiale, hanno influenzato negativamente le prospettive internazionali. In questo contesto, la crescita economica per l’area dell’euro è attesa rallentare. Le spese per consumi privati costituiranno il principale sostegno alla crescita mentre gli investimenti fissi lordi
forniranno un contributo più contenuto. L’inflazione è attesa attestarsi sul livello dell’1% fino alla fine dell’anno per poi riprendere ad aumentare all’inizio del 2020. I rischi per le prospettive sono al ribasso e continuano a provenire dalle tensioni commerciali a livello mondiale e dalla gestione, ancora incerta, della Brexit.

Il PIL dell’area dell’euro è aumentato dello 0,2% nel secondo trimestre, in rallentamento rispetto al primo (+0,4%) a seguito del contributo negativo delle esportazioni nette (-0,1 punti percentuali) e della flessione del valore aggiunto del settore manifatturiero (-0,7%). Si accentua lo sfasamento ciclico tra il settore manifatturiero, condizionato negativamente dalla debolezza delle esportazioni, e quello dei servizi, per il momento più resiliente rispetto alle criticità internazionali.

Nel secondo trimestre il rallentamento dell’attività economica è stato più marcato in Germania (-0,1% rispetto a +0,4% nel primo trimestre), mentre Francia e Spagna continuano a crescere con tassi più elevati ma in decelerazione. L’economia italiana continua a manifestare segnali di debolezza: la crescita del Pil si è arrestata nel secondo trimestre.

Per i prossimi mesi gli indicatori compositi sull’andamento dell’economia e quelli di fiducia
confermano la persistenza di un quadro di difficoltà economiche.

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