Ieri tutti gli stabilimenti Whirlpool si sono fermati in Italia. E’ questo il risultato dello sciopero di 8 ore indetto dalle sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. In più di 1.000 gli operai in piazza a Roma che non hanno chiesto elemosine ma rivendicato diritti, in primis quello elementare a una vita dignitosa.
Ciò significa che la Whirlpool non deve chiudere il sito di Napoli, che la balla della riconversione per mano di un privato viene rispedita al mittente. E che se l’azienda insiste, lo Stato dovrà fare la sua parte, che non è quella di regalare altri soldi ai ‘pescecani’ che tra un paio di anni o pochi mesi diranno nuovamente che bisogna chiudere.
Al termine della manifestazione l’annuncio che mercoledì 9 ottobre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontrerà le parti sociali. Ad annunciare la convocazione è stato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, incontrando i sindacati di Fim, Fiom e Uilm.
“La decisione del premier Conte di incontrare una delegazione di lavoratori Whirlpool e le organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi è il segnale che il Governo ha scelto da che parte stare in questa vertenza. L’azienda, come avvenuto in Francia con la Ferrero, non deve imporre la sua linea al Governo. Ora si ritorni al tavolo della trattativa ritirando la cessione del ramo d’azienda e chiedendo scusa ai lavoratori”. Così il segretario generale della Cgil Campania, Nicola Ricci a margine dello sciopero generale di tutti i lavoratori degli stabilimenti Whirlpool concluso davanti alla sede del Mise.
“Whirlpool – ha affermato Ricci – deve continuare a produrre lavatrici a Napoli garantendo occupazione e reddito ai dipendenti dello stabilimento di via Argine e a quelli di Carinaro e dell’indotto irpino, che oggi hanno manifestato in modo compatto lungo le strade di Roma”.